SURVEILLANCE (Cannes, fuori concorso)

Mariarosa Mancuso

    “Hai già risparmiato la vita a qualcuno?” chiede la bionda che sta per essere torturata dal serial killer. “Tu devi essere una che comincia i libri dall'ultima pagina” ghigna il cattivone. A dispetto del Dna familiare che dovrebbe condurla verso i film senza capo né coda (vedi “Inland Empire”) o la tv di culto (vedi “Twin Peaks”), e anche a dispetto del suo primo film (“Boxing Helena”), la figlia di David Lynch sa come si rende interessante un dialogo. Sa fare bene anche tutto il resto, e lo dimostra in questo thriller sbrigativamente accostato a “Rashomon”. Mentre un serial killer insanguina strade e motel della provincia americana, i tutori dell'ordine passano il tempo sparando alle gomme degli automobilisti. Poi chiedono i documenti, giocando al poliziotto buono e al poliziotto cattivo. Per rimetterli in riga, arrivano due agenti dell'Fbi. Armati di telecamere, cercheranno di scucire la verità ai testimoni oculari.