SANGUEPAZZO

Mariarosa Mancuso

    Abbiamo seguito con il fiato sospeso il dibattito critico su Angelina Jolie, mamma straziata dalla scomparsa del figlioletto in “The Exchange”, diretto da Clint Eastwood e in concorso al festival di Cannes. Chi fa notare che è troppo ben vestita anche nella sofferenza, chi sfotte amabilmente (“se recitazione vuol dire immobilità il premio per la migliore attrice è suo”, chi la guarda con il disprezzo dovuto a una celebrity che recita nei film solo perché assomma soldi al botteghino, chi ne ammira il trucco pallido e le labbra rossissime, non riuscendo a scovare altre doti). Mentre leggevamo, abbiamo per un attimo sognato che tanta irremovibile serietà e tanta orgogliosa fierezza professionale, senza sconti per nessuno, fossero per una volta riservati a Monica Bellucci. Così come l'abbiamo vista in “Sanguepazzo”, dove ha la parte di Luisa Ferida accanto a Luca Zingaretti che fa Osvaldo Valenti. Neanche Marco Tullio Giordana, che ci fece amare Luigi Lo Cascio nei “Centopassi”, riesce a fare il miracolo. La diva internazionale recita le sue battute come se avesse esaurito tutte le sue energie nel mandarle a memoria. Cosa ancora peggiore: la sua recitazione naturalistica e la sua recitazione da cinema muto sono pericolosamente simili. Con gli occhi del regista, Giordana vede in lei (fa testo la lunga intervista di Lorenzo Codelli distribuita ai giornalisti): “Un tipo di donna controcorrente rispetto al modello della donna oggetto. Ho sempre creduto nelle sue qualità di attrice”. Saltabeccando, un po' faticosamente, dal 1945 al 1936, “Sanguepazzo” – titolo di un film che Valenti avrebbe voluto dirigere – parte con la coppia inseguita dai partigiani (che li vogliono fucilare) e protetta da un regista aristocratico che invoca per loro un giusto processo. Conosce Luisa da quando era una ragazzotta che andava a letto con chiunque glielo chiedesse (lui non ne gode perché gay, il personaggio è in parte ispirato a Luchino Visconti). Perfetto per una doppia serata televisiva, con qualche taglio. Forse resterà il chiacchieratissimo bacio lesbico. Certamente salterà la lezione sulla cocaina. Roba che si sniffa, o “Si mette sulle mucose. Tutte le mucose”. Così spiega l'ex commissario Montalbano prima di infilare la testa sotto la gonna della Bellucci.