LA CLASSE – ENTRE LES MURS

Mariarosa Mancuso

    Nel ventesimo arrondissement multietnico la disciplina scolastica non prevede cappucci o cellulari, e quando il prof entra in aula tutti scattano in piedi. In terza media si discute, tra i mugugni (“prof, ma neanche mia nonna parla in quel modo”) del congiuntivo imperfetto, che perfino gli universitari da noi stentano a identificare, figuriamoci a usare. Basta per spernacchiare il “tutto il mondo è paese” scritto da Domenico Starnone qualche giorno fa. François Bégaudeau, che ha scritto il romanzo e nel film sta in cattedra, la retorica degli ultimi da aiutare se l'è lasciata alle spalle. Pensa che la scuola debba premiare i meritevoli che si impegnano, e pazienza se ogni tanto ti scappa un insulto (non si vedono, del resto, neanche genitori pronti a far ricorso al Tar perché al rampollo hanno tolto il telefonino). Gli insegnanti con esperienza fanno la lista – bravo, rompiballe, molto rompiballe – a uso dei nuovi, e si lamentano per l'aumento del caffé alla macchinetta con piglio da piloti Alitalia. Gli allievi discutono l'onore, la vergogna, la “Repubblica” di Platone: a leggerla, fuori orario scolastico, è la beurette. Da grande diventerà Rachida Dati.