ESTATE AI CARAIBI

Mariarosa Mancuso

    Non è volgare, neanche un po'. E al sosia di Berlusconi non capita niente di brutto. Dobbiamo però tener presente che non abbiamo la programmazione all'oratorio da organizzare, e non è in base alla par condicio che si giudicano i film. “Borat” era volgarissimo, ma faceva anche parecchio ridere. Infatti aspettiamo con una certa impazienza il suo prossimo film, dopo aver visto sul manifesto le chiappe di Sacha Baron Cohen mezze scoperte da un paio di calzoncini austriaci con bretelle, color girasole e lavorati all'uncinetto (sotto, la scritta “Borat was so 2006”). Viene anche un po' di rabbia, a sentire le poche battute di “Estate ai Caraibi” che fanno ridere, per i molti tempi sprecati nei trasferimenti. Se i romani, i toscani, i napoletani devono ritrovarsi a Antigua per una settimana di vacanza e una manciata di scenette, possibile che ognuno debba partire dal proprio domicilio trascinandosi dietro le valigie? Il resto sono equivoci & equivoci & equivoci, non tutti di prima mano. Auguriamo comunque incassi record. La comicità, come molte altre cose, è questione di allenamento. Prova oggi e riprova domani, un film di Natale dopo il film dell'estate, forse possiamo sperare in un ritmo più veloce dell'attuale, scandito come segue: dopo una battuta lungamente preparata dallo sceneggiatore, lo spettatore ha molto tempo per ridere e ricomporsi in attesa della seguente, senza pericolo che gli vada di traverso il pop corn. Si apre qui una dalle Grandi Domande che da tempo ci rende insonni (se qualcuno ha la risposta, abbia pietà e ce la sussurri all'orecchio). I moderni mezzi di comunicazione ci rendono disattenti e incapaci di fissarci su qualcosa per un tempo ragionevole, dicono. Ma allora perché i film italiani che incassano vanno sempre a passo di lumaca? Se tutto corre più veloce, perché i film comici sono più lenti oggi di quanto fossero negli anni Sessanta? Perché il principio delle esplosioni nei film d'azione – più ce ne sono più si gode – non vale per le commedie? (Viene il sospetto che il target di questi film sia più maturo del dichiarato). Comunque, servono a stanare gli spettatori estivi. Come accadeva anni fa, quando le sale scrivevano “aria condizionata” in caratteri più grandi di quelli usati per il titolo. Bastava la promessa di un soffio gelido sul collo ad attirare il pubblico. Poi hanno inventato i condizionatori casalinghi.