MILK

Mariarosa Mancuso

    Il regista che girerà un film sui gay senza mostrare neppure una scena all'opera – in questo caso, la “Tosca” di Giacomo Puccini - merita una medaglia. Gus Van Sant non la prende, come non la prese Jonathan Demme, dopo aver schierato in Philadelphia il quartetto di compositori Giordano - Catalani – Cilea – Spontini, con voce di Maria Callas ove possibile. La voce di Tosca sugli spalti di Castel Sant'Angelo fa da contraltare alla drammatica telefonata notturna che in ogni rispettabile film biografico corrisponde alla carta “ho ottenuto quel che volevo, sacrificando gli affetti più cari, ma ora tutto cambierà”, pescata dal mazzo quando ormai è troppo tardi. Dopo i titoli di testa il film annuncia l'omicidio di Harvey Milk, primo politico dichiaratamente gay degli Stati Uniti, eletto nel 1977 consigliere comunale a San Francisco, da cinici irrecuperabili durante la scena abbiamo ricordato un paio di tosche della nostra vita. La parodia di Michael Aspinaill, consulente di Maria Callas e classical drag queen, che alle parole “e tu me ne rimuneri così” tira fuori un borsellino. L'episodio raccontato da Hugh Vickers in “Disastri all'opera”: il plotone di esecuzione non sapeva se sparare a Tosca o a Cavaradossi, e si buttò giù dai bastioni in un suicidio collettivo (il regista distrattamente aveva detto: “uscite di scena con i protagonisti”). Diverso dalle passate follie di Gus Van Sant (rallentatore, scene riprese da molti punti di vista), “Milk” è un pacifico e classico documentario: un po' troppo classico nell'impianto, e un po' troppo pacifico nello svolgimento. Anita Bryant, l'ex cantante convinta che i gay fossero creature del demonio, basta vederla una volta per capire. I filmati d'epoca in bianco e nero, per quanto testimoniassero pestaggi e provocazioni della polizia, potevano essere un po' scorciati, per non far somigliare il film a una puntata della serie “Il lungo cammino verso i diritti civili”. Sean Penn con naso e denti finti, lenti a contatto, capelli ricciuti su fronte bassa prenderà sicuramente l'Oscar (il film ha avuto 8 commosse nomination). E la lista dei caduti durante le riunioni di cast – Robin Williams, Daniel Day Lewis, Richard Gere, James Woods, Gus Van Sant cova il film da dieci anni almeno - lo invidierà moltissimo. Bravo James Franco con capelli rossicci in stile Angela Davis, e anche Diego Luna in una parte da casalinga disperata.