FROST NIXON – IL DUELLO

Mariarosa Mancuso

    Chi in “The Queen” ha ammirato la fantastica lite tra Tony Blair e la moglie Chérie sull'inchino da fare davanti alla regina Elisabetta – lui costretto, lei decisa a mostrare nel frangente la sua indipendenza di donna laburista – sa che Peter Morgan ha le qualità di un ottimo sceneggiatore. E' bravissimo a valorizzare i dettagli, veri o inventati non importa:conta solo che siano verosimili, e siano piazzati sensatamente dentro la sceneggiatura (val più un dettaglio al punto giusto di cento sparpagliati per far notare che lo sceneggiatore ha fatto le ricerche). L'inchino dei Blair, la borsa dell'acqua calda e la vestaglia di Elisabetta quando viene a sapere di Diana sotto il tunnel dell'Alma, sono da applauso. Vale lo stesso per “Frost/Nixon”. Sull'intervista tv del 1977, tre anni dopo l'impeachment, sappiamo la versione degli amici e la versione dei nemici (tra i più agguerriti, James Reston con “Niente è illegale. Il Watergate e la vera storia delle interviste Frost –Nixon”, da Piemme). E pure la versione di quelli che una volta erano contro Nixon e ora sono nixoniani convinti (da Roger Ebert, che inizia la sua recensione dicendo “era molto meglio di Bush”, a Sean Penn, che dichiarò la stessa cosa mentre stava girando “The Assassination of Richard Nixon”). Serve talento per ricavarne un film dove la guerra tra il giornalista che fino al giorno prima aveva intervistato i Bee Gees e il capo di stato che incontrò Mao viene raccontata usando come correlativo oggettivo un paio di mocassini italiani. Il correlativo oggettivo, per chi era distratto a scuola mentre spiegavano T. S. Eliot, è il contrario della metafora. Non una Piccola Cosa che allude a Chissacché, ma una Faccenda Seria che, come talvolta accade nella vita e ancor più spesso nei film che ci piacciono, si incarna in un particolare. Serve un tocco di genio per immaginare un Nixon che, perso il duello tv con Kennedy per via del sudore, impara la lezione e cerca di spiazzare l'intervistatore prima che la registrazione cominci. Aggiungete due attori favolosi come Frank Langella e Michael Sheen, la festa può cominciare. Avviso a chi vuole usare il film come pretesto per la lezioncina di giornalismo. David Frost organizzò le interviste rischiando soldi suoi, per risollevare una carriera vacillante, non giocando al cavaliere senza macchia e senza paura.