CHE – L'ARGENTINO

Mariarosa Mancuso

    Mezzo santino arriva adesso, l'altro mezzo sarà in sala il primo maggio. Fanno da guida i diari del Che, e tre uomini che lo seguirono in Bolivia, debitamente interrogati dal regista (i nipoti ormai non ne possono più). La rivoluzione per rovesciare il regime di Batista – con Fidel Castro incontrato in Messico – risulta una scampagnata appena un po' rischiosa, tra i paesani che forniscono cibo e ingrossano le schiere dei combattenti. Si discute di rivoluzione e di proletariato, si tossisce molto per l'asma, si curano i bambini con la malaria, si organizzano azioni, si puniscono i compagni che non si comportano a dovere (uccidere per la causa è ammesso, rubare un'automobile no; appena resta un po' di tempo, si organizza una scuola molto disciplinata). Sulla Cuba di oggi, neanche una parolina. Benicio Del Toro, che ha co-prodotto la pellicola, compare in tutte le scene come una diva d'altri tempi a cui nessuno oserebbe rubare un'inquadratura. Un po' più arruffato e sporco, sembra la versione in 3-D dell'icona che ormai compare sulle magliette e sulla suola delle infradito (speriamo di gomma equa e solidale).