HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE

Mariarosa Mancuso

    Anche a Guantanamo leggevano Harry Potter. Dopo il Corano, le avventure del maghetto con la cicatrice sulla fronte erano tra i titoli più richiesti nella biblioteca del carcere. Lo dichiara il Pentagono, lo conferma la multimiliardaria scrittrice J. K. Rowlings (la prossima volta che in un pub ben riscaldato scorgete una ragazza madre bionda dall'aria triste, che un po' scrive e un po' bada alla creatura, guardatela bene: potrebbe diventare famosa e più abbiente della regina d'Inghilterra). Fuori da Guantanamo - e fuori dal fan club che vorrebbe altre avventure oltre ai sette volumi già usciti, uno per ogni anno di studio alla scuola Hogwarts - l'entusiasmo è meno vivace. Daniel Radcliffe - cominciò quando aveva tredici anni a recitare la parte del maghetto undicenne, ora ne ha venti e sta girando le ultime due puntate nel frattempo è apparso nudo e innamorato di un cavallo sui palcoscenici londinesi - si è fatto giurare dalla scrittrice che mai e poi mai scriverà un seguito. Nella vita ha altri progetti, come Emma Watson: ma siccome alle ragazze non cresce la barba e ai maschi sì, ecco che il poveretto si ritrova con un dito di cerone candido in faccia per mascherare le ombre. “Harry Potter e il principe mezzosangue” è scritto e diretto in modo da deliziare gli adepti, e corre volentieri il rischio di annoiare il resto del mondo. Indugia su tutto, ogni cosa arriva corredata da spiegazioni. Non risparmia la partita a Quidditch, che serve a distinguere gli entusiasti che potrebbero snocciolare le regole dai freddi che appena vedono una scopa volante fuggono. Harry vorrebbe corteggiare la cameriera del bar, viene chiamato ad altre grandi imprese. Bisogna stanare un professore-poltrona (tale Lumacorno), riportarlo in cattedra, tenerlo d'occhio perché era stato il professore di Voldemort, una volta innominabile - ricorrendo al-tu-sai-chi – ora non più soggetto a embargo. Molti gli effetti speciali, che costano una barca di soldi. Poco ritmo, che non costa nulla. Qualche bacio e qualche filtro d'amore. Se volete rovinarvi il già non trascinante divertimento, leggete sulla Stampa Lietta Tornabuoni: a metà del primo paragrafo, già spiattella chi si nasconde dietro il principe mezzosangue – che annota molto accuratamente il suo libro di scuola sulle pozioni - e chi nel film morirà.