BASTA CHE FUNZIONI

Mariarosa Mancuso

    Tra le gag dei Monty Python (a ottobre il quarantennale, speriamo in grandi festeggiamenti) c'era la gara al riassunto di Proust, con campanella da telequiz a segnalare il tempo scaduto. Il premio per il miglior sunto di Woody Allen (con critica inclusa) va a A. O. Scott del New York Times. “Un uomo vaga in un universo senza senso. Vede una splendida bionda seduta al tavolino di un caffè. E' evidente che la ragazza non ha mai letto Dostoevskij, né Kirkegaard. L'uomo le dice: ‘Non ti pare che a questo mondo nulla abbia un senso?'. Lei lo guarda e risponde: ‘Da me o da te?'” Vale per tutti i film del regista – tranne forse “Broadway Danny Rose” o “La Rosa Purpurea del Cairo” o “Pallottole su Broadway”, che erano molto ben piazzati da subito e con il passare degli anni salgono nella nostra personale classifica – e in particolare per “Basta che funzioni”. Woody Allen si è fatto sostituire due volte nella sua carriera, in personaggi evidentemente autobiografici. La prima controfigura era l'irlandese Kenneth Branagh (in “Celebrity”) e non funzionò granché bene. La seconda si chiama Larry David – coautore di Seinfeld e star assoluta di “Curb your Enthusiasm”, unica serie al mondo basata sui malumori, i rancori, la misantropia del protagonista – e funziona benissimo. Come sempre accade quando uno rinuncia alla residua vanità e invece di prendersi per lusighiero doppio un ragazzone alto e belloccio con tanti anni di meno, ne prende uno spietatamente scelto: più antipatico, più imprecante, peggio vestito con calzoni a quadri e felpe stinte, convinto che il resto dell'umanità sia fatta di imbecilli, pronto a impartire sentenze sulle cose che sa e soprattutto su quelle che non sa. Ad aggravare l'improbabilità della faccenda (unica scusante: l'autosatira spinta al massimo), l'insopportabile nonché claudicante genio della fisica non viene concupito, poniamo, da una Diane Keaton ma da Evan Rachel Wood. Senza offesa per Diane Keaton, che i suoi gilet con cravatta li portava benissimo: Evan Rachel Wood è un tipo di ragazza più burrosa e meno intellettuale, una che arriva dal profondo sud e dice “Se mi cacci di casa, finirò a fare la prostituta asiatica”. Quando borbotta, Larry-Boris guarda spesso in direzione della macchina da presa e vede noi spettatori, mentre gli altri personaggi in scena non si accorgono di niente.