NEMICO PUBBLICO

Mariarosa Mancuso

    Dopo “Collateral” l'attesa era alta. Tom Cruise con il vestito grigio girava in taxi, scendeva un attimo per sbrigare le sue sanguinarie faccende, corredandole di cinica filosofia: “L'hai ucciso tu?”. “No, io ho solo sparato, sono state le pallottole a ucciderlo”. Era un killer senza nome e senza storia: un impiegato del crimine con valigetta, capace di confondersi nella folla. Il nemico pubblico John Dillinger, ucciso a Chicago nel 1934 mentre usciva da un cinema, tradito da una maîtresse ricattata con la complicità dell'ufficio immigrazione, ha invece una storia legata alla Grande depressione: giocava a far l'eroe contro le banche, brechtianamente convinto che rapinare un istituto di credito fosse meno criminale che fondarlo e da moderno Robin Hood bruciava i registri dei creditori. Scatenò le ire di J. Edgar Hoover, che gli mise alle calcagna l'Fbi in generale e l'agente Melvin Purvis in particolare, dotandolo dei moderni mezzi tecnologici e legislativi (prima di Dillinger, un fuorilegge poteva scassinare una cassaforte in uno stato, e tranquillamente riparare oltre confine). Molto contribuì secondo il film anche la mafia, che gli negò sostegno e complicità, infastidita dalle leggi federali anticrimine. “Nemico pubblico” non racconta l'intera vita di Dillinger – della sua infanzia sappiamo solo quel che racconta alla sua ragazza Billie Frechette, mezza francese e mezza nativa americana, incontrata al guardaroba di un locale notturno: “Mia madre mi abbandonò a tre anni, mio padre mi picchiava, perché non conosceva un altro modo per crescermi. Amo il wisky, gli abiti eleganti e le macchine veloci”. Comincia nel 1933 in un carcere dell'Indiana, quando Dillinger organizza l'evasione dei complici, e termina con l'ignominioso dopo-cinema (era andato a vedere “Le due strade” di W. S. Van Dyke, con Clark Gable e William Powell, amici d'infanzia finché il secondo fa condannare il primo alla sedia elettrica). Il film è formalmente perfetto, almeno nella prima parte, ma freddo oltre ogni dire, e gli uomini della banda attorno a Dillinger (Baby Face Nelson, per dirne uno) difficili da identificare. Nella seconda, la temperatura emotiva sale, mal sostenuta dalla sceneggiatura. Johnny Depp è il contrario di James Cagney: arrogante ma gelido, osa una passeggiata negli uffici dell'Fbi  senza che nessuno lo riconosca dalle foto segnaletiche.