500 GIORNI INSIEME

Mariarosa Mancuso

    Commedia romantica, certo. Ma quante ne conoscete dove la femmina concupita viene tacciata di stronzaggine nei titoli di testa? La voce fuori campo legge con dolcezza la scritta “ogni riferimenti a persone e cose esistenti è puramente casuale”, aggiunge con tono più secco “lo dico soprattutto per te, Jenny Beckman…”, tirato le somme di una storia che voleva essere d'amore e non lo fu con la stizza di un innamorato deluso: “Stronza”. Non guastiamo il divertimento: tutto capita prima che abbiate riconosciuto in Zooey Deschanel una delle due candidate al ruolo di “erede di Audrey Hepburn” (l'altra si chiama Carey Mulligan, l'abbiamo vista in “An Education”, sceneggiatura di Nick Hornby). E prima che vi venga in mente che Joseph Gordon-Lewitt era in “Misterious Skin” di Gregg Araki, Qui è Tom, che vorrebbe fare l'architetto e campa scrivendo le frasi sui biglietti di auguri: certe volte sono le professioni a misurare la differenza tra un film mediocre e uno divertente (apprezziamo questi sforzi fatti per noi, è la cosa più vicina al corteggiamento che conosciamo). Tom si innamora a prima vista di Summer, la nuova assistente del suo capo, e per mostrare la sua contentezza balla e canta al parco come in un musical (poi seguiranno momenti felliniani, momenti in bianco e nero, momenti da commedia con Doris Day e Rock Hudson, split screen). Summer preferisce l'amicizia, secondo lei – e secondo la simpatica e saggia segretaria galante  – più adatta a due che hanno gli stessi gusti. Marc Webb racconta la storia saltabeccando da un giorno all'altro, le scene si aprono su un numero. “Siamo come Sid e Nancy”, dice Summer davanti ai pancakes. “Guarda che Sid ha accoltellato sette volte Nancy”, ribatte lui. “Mai io pensavo di essere Sid, mica Nancy” precisa la ragazza, senza che Tom e gli spettatori smettano di adorarla.