CADO DALLE NUBI

Mariarosa Mancuso

    Luca Medici in arte Checco Zalone ha scorticato, imitandoli nei rispettivi vezzi, Giovanni Allevi e Jovanotti (entrambi ospiti graditi nel salotto di Serena Dandini). Cose così si chiamano “satira”: infatti fanno sghignazzare chi ama il cabaret e detesta “l'educazione delle masse attraverso il partito” (frase sentita due giorni fa a Radio 24, telefonata dal pubblico: siamo ancora sotto choc). La canzoncina sulla D'Addario al confronto era robetta, e infatti il comico – dimostrando tutta la sua intelligenza e confermando il fatto che ogni persona intelligente sottovaluta la quantità di antiberlusconismo in circolazione – racconta “durante le prove, eravamo convinti che saremmo stati massacrati per leso Fabrizio De André”. Il passaggio al cinema si compie nel migliore dei modi possibili: niente gag riciclate, personaggi che magari non hanno le paturnie di Amleto ma certo risultano più interessanti di quelli che propone il cinema italiano d'autore e/o da Oscar, dialoghi in un'azzeccata neolingua (“inconcepito” per “inconcepibile”). Del resto il protagonista, giunto a Milano dalla natìa Polignano a Mare per sfondare come cantante (“Arrivare all'acne del successo”, dice il titolo del libro+CD Mondadori), è il tipo che se entra in libreria per comprare un libro si affretta ad aggiungere “non è per me”. Pensa a se stesso come a Romeo e alla fidanzata come alla sua “Giulietta Masini” (ai futuri fenomenologi di Checco Zalone il compito di contare gli strati). “Uomini-sessuali”, gorgheggiata in un bar gay, ha l'effetto del musical “Primavera per Hitler” messo in scena da un impresario ebreo a Broadway nel film di Mel Brooks. Se ancora vi state chiedendo: “Ma chi è costui, e come mai lavora a Canale 5 pur sfottendo Berlusconi?”, la risposta è semplice. Checco Zalone fa ridere fino alle lacrime, Serena Dandini no.