IL CONCERTO

Mariarosa Mancuso

    E' nato a Bucarest nel 1958, fuggì a Parigi sotto Ceausescu. Ma già il padre aveva abbandonato il nome di famiglia Buchmann per adottarne uno che suonasse più rumeno. Dategli un gruppo di sfigati decisi ad acchiappare la loro ultima occasione e ne ricava meraviglie. Lo fece in “Train de vie”, dimostrando a Roberto Benigni che per immaginare una controstoria sull'Olocausto bisogna essere Billy Wilder, o almeno Quentin Tarantino,  e al servizio di una simile trama la tragicommedia yiddish funziona meglio della battutaccia toscana. Saltando un giro – il suo secondo film “Vai e vivrai”, ambientato in Etiopia, è trascurabile – torna alle origini. Là gli abitanti di uno shtetl che si autodeportavano, con tanto di treno blindato e nazisti in divisa, per salvarsi e forse raggiungere la terra promessa; qui un ex direttore d'orchestra del Bolshoi declassato nell'epoca Breznev a uomo delle pulizie che intercetta per caso un fax, e mette insieme una finta orchestra, da portare in tournée a Parigi. Naturalmente tutti quelli che suonavano con lui sono stati allontanati, uno guida l'ambulanza e questa servirà per ritrovare i musicisti e affittare gli strumenti (con la fattiva collaborazione di un gruppo di zingari, che hanno le manine d'oro come virtuosi del violino, che suonando Tchaikovsky serve sempre, e come falsificatori di passaporti, anche più utile se l'orchestra improvvisata è attesa a Parigi. Il sognatore delve far amicizia con il suo grande nemico, l'impresario che lo cacciò, perché tutto il suo francese si riduce a “Je vous baise chaleureusement”, che detto a una prima violinista bionda e bella come Mélanie Laurent non è proprio un complimento. L'impresario, comunista ancora convinto, accetta subito: aprrofitterà dell'occasione per ritrovare i compagni francesi e andare a mangiare nel suo ristorante preferito “Le trou normand” (ora gestito da un arabo che propone felafel e danza del ventre). Il suo francese “migliore di Molière” è tutto un giro di frase e una forma di cortesia, appena un po' meglio dell'italiano imparato sui libretti d'opera. Appropriatasi della spassosa commedia, la Bim (leggi cinema di qualità) ha pensato bene di doppiare i russi in italiano con accento russo, come neanche più nelle barzellette. Confrontare il trailer con i sottotitoli e quello doppiato per farsi un'idea.