IRON MAN 2

Mariarosa Mancuso

    Di ferro, pure sporco e ammaccato, era la prima armatura, fabbricata in una prigione dell'Afghanistan (guerra del Vietnam, nel fumetto Marvel datato 1963). La nuova armatura, messa a punto nelle officine Stark, è di titanio e non sembra aver rivali. Politici e militari la vorrebbero per rendere invincibile l'esercito americano, ma l'ex signore della guerra ormai opera in proprio al servizio del bene, senza vendere armi a terzi. Diceva nel primo film a una giornalista carina: “Pace è avere una clava più grossa di quella del mio nemico”. Nel secondo ribadisce il concetto: “Ho privatizzato la pace”; e già il paragone tra le due battute segnala che il seguito dell'operazione ferraglia sta molto sotto l'originale. Con i supereroi l'alchimia risulta sempre delicata, difficile far scommesse: nessuno immaginava lo splendore di “Spider-Man”, e neanche il clamoroso fallimento dei due “Hulk”, il secondo voluto fermamente da Edward Norton per riparare i danni fatti da Ang Lee (al regista taiwanese, capace di raccontare come un americano i ranch del Wyoming e Woodstock, l'universo Marvel ancora sfugge). Non cambia il regista Jon Favreau, che vediamo nella parte dell'aiutante di campo Harold Hogan, abbarbicato alla valigetta che contiene l'armatura rossa e oro. I quattro bravi sceneggiatori del film inaugurale sono stati sostituiti in “Iron Man 2” dal solo Justin Theroux, dopo la buona prova di “Tropic Thunder”. Errore fatale. L'ex attore di “American Psycho”, “Miami Vice”, “Inland Empire”, nonché nipote dello scrittore Paul Theroux che litigò ferocemente con il premio Nobel V. S. Naipaul, tratta la materia con la massima serietà e la massima svogliatezza. Impiega i primi venti minuti per farci visitare la gigantesca Expo voluta da Tony Stark, introduce la pista edipica (doppia, anche l'arcinemico Mickey Rourke venuto dalla Russia ne ha una), promuove Pepper Potts da segretaria a direttore generale, così da far spazio alla nuova assistente Scarlett Johansson. Sistemate con calma le pedine, orfano del racconto delle origini che non si può rifar da cima a fondo, moltiplica il fracasso, le scazzottate, le tecnologie: là dove c'era un duello, ora c'è una battaglia; lì dove c'era un'armatura con un uomo dentro, ora c'è un drone; là dove c'era una piastra salvavita, ora c'è il rischio di un avvelenamento mortale. Robert Downey jr salva il mondo, ma non riesce a salvare il film.