UOMINI DI DIO

Mariarosa Mancuso

    La laicissima Francia si è inginocchiata al cospetto dei monaci cistercensi messi in scena da Xavier Beauvois. Un milione di spettatori nelle prime due settimane di programmazione, un altro nei quindici giorni successivi, il conteggio non è finito. Libération si interroga: perché “Uomini di Dio” piace tanto? Manca il coraggio della domanda completa: perché un film che parla di sacrificio e di martirio e di fede entusiasma tanto quando sembrerebbe che la massima spiritualità consentita negli anni zero ha a che fare con le intolleranze alimentari e i fiori di Bach? Variante nostrana: perché un film sui cistercensi intrappolati nel monastero algerino di Notre Dame de l'Atlas, anno non proprio di grazia 1996, conquista le stesse pagine dedicate finora all'ingerenza della chiesa nel privato degli italiani? In un articolo sulla Stampa, il cardinale Angelo Scola attribuisce il fascino del film al “desiderio ardente del cuore di donne e uomini di incontrare il volto di Dio” (citiamo le parole precise, il cinema è un'arte di superficie, l'abitudine a scandagliare le profondità si perde). E tuttavia, riportando le parole che il priore Christian de Chergé scrisse tre anni prima dei fatti narrati nel film, offre all'avvocato del diavolo materia per un'interpretazione alternativa. “Venuto il momento, vorrei poter avere quell'attimo di lucidità che mi permettesse di chiedere il perdono di Dio e quello degli uomini miei fratelli, perdonando con tutto il cuore, nello stesso momento, chi mi avesse colpito… Non vedo infatti come potrei rallegrarmi del fatto che questo popolo che io amo venisse accusato del mio assassinio”.

    “Uomini di Dio” – nell'originale “Des Hommes et des Dieux”, un po' di differenza sussiste – racconta monaci che curano i bambini algerini, coltivano l'orticello, cantano gli inni, rifiutano la scorta armata anche se gli islamici hanno appena sgozzato una dozzina di operai croati in un cantiere dei dintorni. Un clamoroso inno all'abbraccio interreligioso, ribadito dal priore – Lambert Wilson sullo schermo, accanto a lui Michael Lonsdale che da tempo era sparito con la frase, sempre rivolta all'assassino con il turbante: “E che ci sia dato di incontrarci di nuovo, ladroni colmati di gioia, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, Padre di tutti e due”. Lo sceneggiatore lo riassume nella battuta: “On se laissera tuer gentiment”.