STANNO TUTTI BENE

Mariarosa Mancuso

    Il tema più originale riguarda i fili del telefono. Mentre il vedovo Frank Goode – Robert De Niro in giubbotto giallo e scarpe comode – viaggia sui pullman o sui treni per visitare i quattro figli che gli hanno dato buca al barbecue, i rampolli parlano al telefono. Sentiamo le loro voci mentre il genitore spiega a tutte le signore che incontra: “Io per tutta la vita ho rivestito quei cavi”. Ne ha ricavato due polmoni malconci, il dottore sconsiglia viaggi aerei e forti emozioni a favore del tranquillo giardinaggio. Parte lo stesso, con una valigia che avrebbe le rotelle, ma lui ancora non l'ha capito. Quando se ne accorge, complice un nipote, la trascinerà su e giù anche dalle scale, facendo un baccano d'inferno. Ripresa del tema, e variazione: il padre pensionato chiama dalle cabine, i figli soltanto dal cellulare. Il britannico Kirk Jones rifà il film di Giuseppe Tornatore con Marcello Mastroianni (i cultori delle pari opportunità invocano una vedova per il prossimo remake). La passione del regista per i vecchietti era già nel film d'esordio, “Svegliati Ned”: un pensionato vinceva alla lotteria e ci restava secco, il villaggio cercava di riscuotere la somma con l'inganno. Secondo film, “Tata Matilda”: Emma Thompson imbruttita e bitorzoluta alle prese con un vedovo e i suoi pestiferi bambini. Il tipo di governante che arriva quando nessuno la vuole e se ne va quando vorrebbero farla restare (pensate a “Sos Tata”, dove però i piccini sono raddrizzati con le cattive). Il terzo è questo; si capisce subito quanto il regista tiene al progetto, e quanto tempo abbia impiegato per convincere De Niro. Per troppa ammirazione, o per non farlo scappare dal set, ha rinunciato quasi del tutto a dirigerlo. E purtroppo, dopo “Ti presento i miei” e “Mi presenti i tuoi?”, ogni tanto gli scappa anche qui l'espressione da genitore burbero e tutto d'un pezzo. A tenere i rapporti con i figli pensava la moglie, che poi faceva filtrare solo le notizie coincidenti con i sogni paterni. Il sopralluogo riserva qualche sorpresa: il grande direttore d'orchestra suona in realtà la grancassa, uno dei generi non dorme a casa, e via di bugia in bugia. Il padre invece di assecondarle – per accrescere se non la sua almeno la felicità complessiva – le smaschera una a una (in una scena non troppo riuscita, dove i quattro tornano piccini). Il tema porta con sé: una pioggia inquadrata da sotto, molti momenti commoventi o irritanti (dipende da quanto siete sentimentali, noi pochissimo), medicine salvavita calpestate, baci e abbracci di commozione, qualche riepilogo per lo spettatore distratto. I più escono dicendo: “Però quel De Niro lavora proprio bene”, formula che inquadra con precisione il pubblico di riferimento. Precoce in tutto, Drew Barrymore ha già affidato la faccia al chirurgo per farsela spianare, e addio fossetta.