L'ESPLOSIVO PIANO DI BAZIL

Mariarosa Mancuso

    Il mestiere del cinema è stato per tanti anni il proiezionista. Lo si trovava ovunque. Nei film d'arte e cultura (testimone il Wim Wenders di “Nel corso del tempo”, dove si riparano proiettori con la consueta lentezza da bradipi); nei film dell'orrore (in “Fluido mortale” la gelatina assassina color fragola invade la cabina e sbuca dallo spioncino); nei film che raccontano il-giorno-prima-di-diventare-grandi come “L'ultimo spettacolo” di Peter Bogdanovich (l'unico cinema della cittadina texana chiude, dopo aver proiettato “Il fiume rosso” di Howard Hawks, uno dei giovanotti parte per la guerra di Corea). Ora è il commesso di videostore, celebrato da Kevin Smith in “Clerks” e in questo film di Jean-Pierre Jeunet, tornato al grottesco color caramella di “Delicatessen” e del “Fantastico mondo di Amélie” dopo una sfortunata incursione nel realismo (titolo da dimenticare: “Una lunga domenica di passioni”, dal romanzo di Sebastien Japrisot). Orfano del padre saltato in aria su una mina in nordafrica, Bazil guarda di continuo “Il grande sonno”, ripetendo le battute a pappagallo. Già abbastanza disadattato, si becca una pallottola vagante nel cervello. Levarla non si può, dicono i medici, e il giovanotto in maglione, bretelle, pantaloni a vita alta si ritrova senza lavoro e senza casa. Finisce tra altri scoppiati: un matematico pazzo, un fabbricante di automi, una contorsionista, un proiettile umano. Progetta una vendetta contro i fabbricanti di armi, la corte dei miracoli servirà per passare all'azione. I film di Jeunet si amano o si odiano. Succede lo stesso con questa sua ultima follia (compreso il dibattito sulle armi, che fa il paio con il presunto buonismo di “Amélie”: tanto sdolcinato quel film non era, neanche questo va preso come spot pacifista). I favorevoli hanno da godersi personaggi sopra le righe e follie meccaniche. I contrari cominceranno a sbuffare dalla prima scena. Noi siamo pro Jeunet, per antico affetto nato quando lavorava in coppia con Marc Caro, e siamo disposti a perdonargli anche “Alien: la clonazione” (non a vederlo una seconda volta, però, la prima basta e avanza). Il personaggio Bazil era destinato a James Debbouze, comico francese nato nella banlieue e diventato una star. Dopo un litigio con il regista, lo sostituisce Dany Boon, che viene dalla Cabilia e ha celebrato gli ch'tis in “Giù al Nord”, il film che in Francia ha incassato più di “Titanic”.