LA BANDA DEI BABBI NATALE

Mariarosa Mancuso

    Ma in che anno siamo? A vedere una storia che parla di gioco delle bocce – con slinguacciata portafortuna – il dubbio viene. Scopriamo così che al comico educativo, al comico moraleggiante, al comico impegnato, agli aggettivi che i registi italiani aggiungono alla ricetta base perché far ridere e basta non riesce più a nessuno se non a Checco Zalone, va aggiunto il comico nostalgico. E' la ricetta festiva di Aldo Giovanni e Giacomo, aperto da un poliziotto che spara a un ometto rossovestito sul balcone, mentre un altro scende a precipizio dalla grondaia. I tre si ritrovano al commissariato, e in un lunghissimo interrogatorio spiegano come sono finiti lì. Nostalgico è anche il ritmo, assieme alla maggior parte delle gag, che per un po' ricicla gli svizzeri. Il pubblico in sala – nevoso pomeriggio milanese, ore quindici, molti ragazzini e qualche pensionato – non sembra sganasciarsi dalle risate. Tranne quando la suocera Mara Maionchi viene sgominata assieme al cagnolino con una puntura di anestetico e gettata nella spazzatura. Unico guizzo, una brutta parodia di “Inception”, inserita all'ultimo perché qualcuno si era reso conto che la nostalgia aveva superato il livello di guardia. La commissaria Angela Finocchiaro lavora con puntiglio e ha i tempi giusti. Ma senza nessuno a farle seriamente da spalla resta nella categoria del “garbato”, la morte ingloriosa della comicità.