CHE BELLA GIORNATA
Le dita scaramanticamente incrociate tornano libere alla prima risata. E alla fine del film, certificato di “missione compiuta”. Checco Zalone e Gennaro Nunziante (che oltre a dirigere divide con il comico il lavoro di sceneggiatura) sono riusciti a passare dal primo successo cinematografico “Cado dalle nubi” al secondo trionfo – gli incassi dei primi giorni hanno battuto ogni record – senza ripetersi, senza inciampare, senza deludere. Anzi: conquistando alla causa giornalisti che solo qualche mese fa erano indifferenti, se non contrari (alla conferenza stampa abbiamo sentito l'aggettivo “compatto”, e ai due eroi quasi veniva da ridere, se non avessero avuto la tremarella delle grandi occasioni). La prima risata arriva appena Checco Zalone entra in scena. Basta vederlo camminare con quell'andatura un po' così, da ragazzo del sud che finalmente ha conquistato la divisa, l'auricolare, un posto sicuro al nord (all'Arcivescovado che è doppia garanzia), per restare incantati. E' un Mr Bean arrivato dal sud, altrettanto pasticcione, con la Porsche gpl, sette euro di carburante alla volta, al posto della Mini. E' un Borat che rimanda indietro le delegazioni buddiste e musulmane arrivate per un convegno interreligioso: né i monaci né gli imam gli sembrano adeguatamente vestiti e pettinati. E' un Gian Burrasca che scambia il cuscus portato al picnic dalla fidanzata marocchina per pastura, e in quanto pastura lo butta ai pesci. E' un Peter Sellers combinaguai che rifà l'estatica Santa Teresa (non la classica del Bernini, materia di studio per psicoanalisti e femministe, ma sempre di occhi arrovesciati e bocca semiaperta parliamo) e quando sente la parola “estasi” pensa subito “drogata, poveretta”. Il tono è tutto, naturalmente, e se non avete sentito come Checco Zalone pronuncia – con il naso impercettibilmente arricciato di chi sente una gran puzza ma non può fare “bleah” – “crede nel principio di uguaglianza”, riferendosi a Nichi Vendola, molto ancora vi manca. “E' vero amore quando il cuore batte per una coppa B di reggiseno”, sostiene il nostro (fa pendant con la mazurca romagnola dei tempi più ruspanti “Viva le tette grosse”). I terroristi nulla possono davanti alla seconda portata di cozze, il padre Rocco Papalaeo ripara in Iraq per sfuggire alla madre comandina, l'amico imbranato Giovanni (Luigi Luciano) riesce a farsi ricordare, e non è poco.
Il Foglio sportivo - in corpore sano