HEREAFTER

Mariarosa Mancuso

    Tecnicamente, nell'ultimo film dell'infaticabile Clint Eastwood, l'aldilà fa da MacGuffin (copyright Alfred Hitchcock): qualcosa che mette in moto la trama, che i personaggi hanno a cuore, ma che lo spettatore può trascurare senza rovinarsi il piacere. L'uranio nascosto nelle bottiglie di champagne, in “Notorious”, serve soltanto perché Ingrid Bergman e Cary Grant si trovino in mezzo ai guai, sentimentali e spionistici (potrebbe essere polvere di perlimpimpino, che i ciarlatani usavano per risuscitare i morti, nel thriller nulla cambierebbe). Insomma: “Hereafter” non è un film sull'aldilà, come il titolo promette e i giornali rilanciano, aggiungendo che gli americani non hanno applaudito più di tanto, ora tocca a noi raffinati europei lavare l'onta. Per essere più chiari: il grado di commozione, coinvolgimento, brivido, tristezza, fastidio, amore e disamore dipende da quel che lo spettatore ci mette di suo. Non dalla sceneggiatura multistrato di Peter Morgan, lo stesso di “The Queen”, capitolo mediano della saga dedicata a Tony Blair. A parte, si intende, la scena dello tsunami, girata benissimo e spaventosa come poche, anche per chi non si impressiona facilmente. L'acqua trascina via la giornalista Cécile de France, uscita per comprare al mercatino gli ultimi regalini. Tornata a Parigi, convinta di essere morta e poi risuscitata – c'era una gran luce, un senso di pace, sagome umane, musica celestiale, come dubitarne? – molla la biografia di François Mitterrand che l'editore attende e scambia opinioni con chi ha avuto esperienze simili alla sua. La prima storia si intreccia (fa da modello “Babel” di Alejandro González Iñárritu, dopo una lunga serie di film classici e lineari, tra cui l'insuperabile “Gran Torino”) con altre due. A Londra, i ragazzini gemelli Jason e Marcus (gli attori sono George e Frankie McLaren, niente computer come in “The Social Network” per i gemelli Winklevoss) devono cavarsela da soli, fingendo con i servizi sociali che la madre è in grado di badare a loro. A San Francisco, l'operaio Matt Damon frequenta un corso di cucina italiana, cercando di evitare chi ancora lo insegue per la sua dismessa attività di sensitivo: uno sfioramento di mani, i morti dicono quel che in vita non avevano svelato. Partecipazione speciale di Charles Dickens, gran re delle coincidenze e degli spettri, utile per dislocare Matt Damon dagli Stati Uniti a Londra. 

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