BURLESQUE
Tipico film su cui è bello sparare, tanto per svuotare il sacchettino di veleno che – se usato più propriamente altrove – può procurare inimicizie, antipatie, mugugni (se si applicasse un pari trattamento a certi film italiani, sarebbero tutti molto sotto la sufficienza). Per di più, la recente riscoperta del burlesque – oltre alle discoteche presto conquisterà i talent show, con casalinghe agghindate con piume e lustrini, pronte a roteare le tette con le nappine appiccicate – consente distinguo a non finire: siamo lontani dallo spirito e dalla tradizione dello spogliarello artistico, Dita Von Teese è un'altra cosa, e vogliamo parlare di Betty Page? (sì, parliamone: miss Page il burlesque non l'ha mai fatto, se non in qualche filmino; la sua specialità, prima del ritiro a vita religiosa, erano i servizi fotografici, alcuni con le catene e la pallina in bocca, il sadomaso concesso all'epoca). Ancora più chic è paragonare con sdegno questo film a “Tournée” di Mathieu Amalric, che siccome vanta ragazze felliniane come Dirty Martini ed è girato da un regista francese che per tre quarti del film dimentica il burlesque per concentrarsi sulle paturnie di un ex personaggio televisivo, viene automaticamente considerato superiore. “Burlesque” promette un film su una provinciale talentuosa in cerca di gloria a Los Angeles, dove trova lavoro come cameriera in un localetto piuttosto scadente e mal frequentato, gestito con pugno di ferro da Cher che ancora strizza le tette, o quel che le sostituisce, nel bustino. Impavida mostra la coscia (di marmo, come il volto da sfinge e la pettinatura da Cleopatra). L'assiste nei suoi capricci e nei suoi mugugni Stanley Tucci, ormai specializzato in ruoli da schiavetto di femmine imperiose. Ha cominciato come marito della cuoca Julia Child (Meryl Streep, che lo sopravanzava di una spanna), ha continuato con “Il diavolo veste Prada”, se il suo agente non sta attento la pigrizia degli addetti al casting farà un'altra vittima. Christina Aguilera è la provinciale, fornita di voce potente e bravissima ad arrovesciarsi sulle sedie come Liza Minnelli faceva in “Cabaret” di Bob Fosse. Cam Gigandet è il cameriere del locale, affascinante, simpatico e generoso di quel che ha. La provinciale sale sul palco e viene applaudita, il Burlesque Lounge paga i debiti, lo spettatore che non odia lo spettacolo di varietà si diverte parecchio.
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