I RAGAZZI STANNO BENE

Mariarosa Mancuso

    No, no non mi dire come hai fatto, non voglio saper niente di queste cose”. Il grido (di dolore e un po' di orrore), al mille per cento nannimorettiano, viene rivolto da Silvio Orlando a Jasmine Trinca, lesbica e incinta nel “Caimano”. Non si registrarono allora scandalizzate proteste contro il regista e sceneggiatore Moretti, intoccabile come pochi in Italia. Hanno vivacemente protestato invece le associazioni lesbiche americane contro Lisa Cholodenko per un paio di scene viste in questo film. Neanche a dirlo, sono le scene più divertenti. Fanno la differenza tra il sermone progressista (o il superspot pubblicitario sulle donne che amano le donne) e un bel coltello affondato nelle dinamiche della vita familiare, non importa se a convivere è una coppia etero o una coppia gay. Basta guardare le sopracciglia e le smorfie di Annette Bening, che fa il dottore fuori casa e torna a casa stanca e stressata, mentre ascolta le reprimende della compagna Julianne Moore: una che in vita sua non ha mai finito nulla, poi si è occupata dei figli, e ora che sono grandi vorrebbe realizzarsi progettando giardini. C'è l'intero campionario dei mugugni, delle mezze parole, dei rancori, con molto vino rosso a rendere le battute più taglienti. I rampolli, dicevamo. Ormai hanno l'età per cercare il loro padre biologico (leggi: donatore di sperma). Lo rintracciano, lo frequentano, salgono sulla sua moto – entrambe le mamme l'avrebbero proibito – lo invitano a cena in casa scombussolando gli equilibri. La commedia, scritta da Cholodenko con Stuart Blumberg, funziona perfettamente – purtroppo non possiamo raccontarvi le scene sessualmente scorrette, per non rovinare la sorpresa. La regista fa spallucce davanti alle critiche: “Le paladine della correttezza lesbica possono rivolgere il loro megafono rosa verso qualcun altro”. Da ammirare, il lavoro degli attori. Annette Bening è la mamma che lavora fuori e mantiene la famiglia. Julianne Moore è la mamma casalinga e frustrata. Mia Wasikowska è la diciottenne che telefona alla banca del seme per conto del fratellino. Mark Ruffalo è il giovanotto che da studente frequentava la banca dello sperma per arrotondare, e ora è un padre da sogno, non solo se sei cresciuto con due femmine. La sua faccia da schiaffi quando dice ridacchiando: “Ho sempre adorato le lesbiche”, da sola vale il film.