BEYOND

Mariarosa Mancuso

    E' già pronto l'articolo sui grami tempi che corrono. Nessuno va più a vedere i film d'autore senza sparatorie, senza ammazzatine, senza risate all'italiana, senza attori che si sono fatti conoscere grazie alla tv. No, non ci va. Perché dovrebbe andare a vedere un film svedese con un titolo inglese (anche facilmente traducibile: “Oltre”) che non dà nessun indizio su quel che succederà? L'attrattiva numero uno dovrebbe essere Noomi Rapace – Lisbeth Salander nella trilogia “Millennium”, la ragazza con il piercing e gli anfibi che odia gli uomini che odiano le donne – e dovrebbe attirare il pubblico in cerca di thriller (qui recita accanto al marito Ola Rapace). L'attrattiva numero due dovrebbe essere la regista Pernilla August, attrice bergmaniana nonché ex moglie del regista danese Bille August, che dovrebbe attirare il pubblico orfano dei cineclub. Noi di Bille August abbiamo detestato ogni film, cominciando da “Pelle alla conquista del mondo” che vinse la Palma d'oro a Cannes nel 1988 e finendo con “I miserabili”, incursione nel feuilleton che strapazza Victor Hugo come nessuno aveva osato mai. Se proprio devono essere cupaggini nordiche e donne masochiste, preferiamo il vecchio Ingmar (con qualcosa di forte per reggerlo). “Beyond” ha vinto la Settimana della Critica a Venezia – mai un buon segno. Racconta una mamma moribonda, la rivalità tra svedesi e finlandesi (considerati buzzurri), una figlia che riceve la triste telefonata mentre parte il flash back e il rimosso ritorna ad azzannare. E' già pronto un altro articolo sdegnato, sui grami tempi che corrono. Appena si sapranno gli incassi, oltre che di “Beyond”, di “Sorelle Mai”, l'ultimo film di Marco Bellocchio. In realtà un progetto a metà tra la scuola per giovani registi e il cinema-verità girato a bassissimo costo nelle estati dal 1999 al 2008. Tiene basso il budgdet l'arruolamento dei familiari: il figlio grande Piergiorgio Bellocchio (protagonista a teatro di “I pugni in tasca”, orgoglio e patrimonio del casato), la figlia piccola Elena, le anziane sorelle Letizia e Maria Luisa. Anche la casa è la stessa dove il giovane Marco Bellocchio girò nel 1965 il film con Paola Pitagora e Lou Castel, grazie a una cinquantina di milioni messi a disposizione dal fratello Tonino. Allora la famiglia andava sterminata. Ora intenerisce con le vecchiette che si chinano sugli stessi libri della nipotina. De Amicis gode.