PIRATI DEI CARAIBI: OLTRE I CONFINI DEL MARE
Il mensile Studio smonta pezzo a pezzo l'abbigliamento e il trucco piratesco di Jack Sparrow, così come Johnny Depp lo ha ostinatamente voluto: il dandysmo e le mossette corsare hanno fatto la fortuna di un genere che prima della cura garantiva disastro al botteghino. Gli occhi bistrati vengono dai nomadi del deserto che usano la polvere d'antimonio per proteggersi dai riflessi solari (la truccatrice usa un bastoncino di khol ayurvedico – pigmenti e ghee, burro chiarificato – fatto arrivare apposta dall'India). La P tatuata sul braccio destro sta per Pirateria. Le collanine e gli oggettini intrecciati ai capelli rasta sono a immagine e somiglianza di Keith Richards. Una spilla fatta con un osso di renna orna la testa, in pendant con la bandana e il tricorno. Camicia di lino e gilet ricamato scelti dal costumista sono ingentiliti da una strisciolina di pizzo al polso. Gli anelli appartengono al guardaroba personale dell'attore: smeraldo montato su due teschi, anello con dragone su modello grecoromano. Denti d'oro ne avrebbe voluti di più (il regista ha messo un limite). Un paio le cinture, ornate di oggettini: una coda di scimmia, una zampa di pollo portafortuna, una vertebra di serpente attaccata a una sirena in miniatura. New entry, in questo quarto capitolo della saga, una cicatrice sullo zigomo sinistro e la testa rinsecchita miniaturizzata di mamma Sparrow (dono di papà, che nel film è Keith Richards). La saga sembrava avviata su un binario morto, quanto a fantasia; ma anche gli spettatori del cinema come i bambini amano farsi raccontare sempre le stesse storie. Gore Verbinski lascia, entra Rob Marshall di “Chicago”, di “Diario di una geisha” e ahimè di “Nine” (una bella carriera in discesa). Lasciano anche Keira Knightley e Orlando Bloom, assieme a un certo gusto camp, vedi Bill Nighy con la testa di polipo che suonava l'organo come il Fantasma dell'opera. Si torna all'avventura pura, semplice e bambinesca. Entra Penélope Cruz, piratessa figlia di pirata, portando con sé qualche innocente scherzetto sui generi, e qualche bacio proibito. Entrano le sirene, molto feroci e molto pudiche, giacché hanno i capelli appiccicati al seno come Eva nella “Bibbia” diretta da John Huston. Una nuova partenza, foriera di un'altra trilogia. La precedente, nata da un'attrazione disneyana, era così intorcinata che non si poteva venirne fuori senza tagliare quache ramo.
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