ZACH & MIRI. AMORE A… PRIMO SESSO

Mariarosa Mancuso

    Vintage 2008. Nel frattempo Kevin “Clerks” Smith ha girato un altro paio di film. Prima la parodia poliziesca “Poliziotti fuori – Sbirri a piede libero” (nelle sale l'anno scorso, la scena d'inizio citava a raffica i più celebri interrogatori del cinema). Poi il porno horror religioso “Red State”, accompagnato all'ultimo Sundance dalla solenne dichiarazione: “Questo sarà il mio ultimo film” (i fan smaniavano da anni, per vedere i tre ragazzi che cercano sesso e incappano nei predicatori folli c'erano anteprime da 70 dollari). Amiamo il regista che con i due “Clerks” e con “Dogma” ci fece molto divertire, quindi cerchiamo di essere benevoli. Compito difficile: le ossessioni rimangono, a partire da “Star Wars” qui trasformato in “Star Whores”, primo tentativo di Zach e Miri di girare un porno che aiuti a pagare le bollette della luce e del riscaldamento nella topaia di Pittsburgh che i due amiconi dividono. Unica condizione: non scoperanno mai (almeno non tra loro, va detto che anche fuori non rimorchiano granché). La principessa Leila conserva l'orrenda pettinatura, ma a differenza dell'originale (dove la ricompensa per le gesta di Han Solo era una medaglia e un casto bacio) è una ninfomane vogliosa di eroi galattici, alieni e pure robot. Le spade laser sono spade-vibratori in morbida gomma colorata, il lato oscuro della forza esibisce tette rifatte sotto il mantello. Il film non va in porto, bisogna ripiegare su un ammucchiata da caffè, lo stesso dove Zach lavora svogliatamente e litiga con il padrone. Oltre a Seth Rogen, presenza fissa nei film di Judd Apatow, c'è Elizabeth Banks, attrice biondina e dentona senza qualità che si confonde con mille altre (tre “Spider-Man”, e ancora non resta in memoria). Guest star: la pornoattrice Traci Lords, ormai in declino ma imbattibile nelle bolle di sapone vietate ai minori (di quattordici anni, secondo il visto di censura). Torna anche Jason Mewes alias Jay, l'amico strafatto e logorroico di Silent Bob, amico fraterno del regista (che minacciò di scaricarlo se non si fosse disintossicato dall'eroina: le maniere brusche hanno funzionato, ancora lavorano insieme). Romantico fino al midollo, nonostante i dialoghi maialeschi (in tv, se mai ci andrà, sarà tutto un bip, e qualche scena sparirà) “Zack & Miri” insegna che non si fa sesso impunemente, neanche per finta davanti alle telecamere.