LIBERA USCITA
I registi drammatici sul viale del tramonto sono già abbastanza tristi. Ma nulla batte in tristezza i comici che una volta facevano morire di risate – con “Tutti pazzi per Mary”, il più oltraggioso e il più divertente uscito dalla factory dei fratelli Farrelly – e ora arrancano mettendo insieme pezzi scartati dai vecchi copioni. O mettono al lavoro un gruppo di giovanotti volonterosi, puntando sul brand e sperando negli incassi (da questo punto di vista non è andata malissimo, 36 milioni di dollari spesi, 83 milioni incassati nel mondo, l'Italia estiva contribuirà in misura modesta). A un centone messo insieme come capita somiglia “Libera uscita”: commedia matrimoniale scritta, girata e recitata senza dimenticare una sola delle volgarità che hanno reso famosi i film precedenti, senza preoccuparsi del ritmo e dell'intreccio che anche la commedia più mediocre richiede. Owen Wilson e Jason Sudeikis sono sposati con figli, circondati da amici sposati e con figli che festeggiano la casa nuova con rifugio a prova di criminali e cucina con piano di lavoro in granito brasiliano (manca solo la scritta al neon “cuisine” che compare sopra il forno di Sean Penn, usato solo per scaldare la pizza, in “This Must be the Place” di Paolo Sorrentino) vestendosi in tutte le sfumature del verde. Qualche parola in libertà, ripresa dalle telecamere a circuito chiuso, provoca una crisi coniugale e altri scompigli. L'amica che sa tutto suggerisce una libera uscita: una settimana senza obblighi di fedeltà (così il maschio che guarda le chiappe a tutte rivaluterà l'istituzione matrimoniale). Pronti, via. Il primo giorno non combinano granché, il secondo finiscono a far scommesse sconce, il terzo congegnano la battuta sicura da approccio: “Tu devi essere irlandese, perché quando ti vedo il mio pene diventa da Guinness”. Testuale, senza la parola con la “c”. Owen Wilson la sbaglia pure, dice “record” al posto di “Guinness”, le ragazze da rimorchiare non ridono, lo spettatore neppure. Fino a questo momento del film, si conta una sola situazione davvero comica. Poi arrivano le inquadrature a luci rosse: maschi bianchi e neri che se lo misurano, non riuscendo a usarlo per gli scopi che si erano prefissi nella settimana di libertà. Owen Wilson al suo minimo storico, in camicie quadrettate e capelli pettinati con la riga.
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