13 ASSASSINI

Mariarosa Mancuso

    Non avevamo una gran passione per i samurai neanche quando erano sette ed erano agli ordini di Akira Kurosawa. Un film che ne promette tredici, non bastasse ambientato nel 1844, quando le grandi battaglie erano state combattute e scarseggiavano le occasioni per morire onorevolmente, fa lo stesso effetto della parola “ronin”: oddio basta, un altro samurai senza padrone, un altro uomo con il codino che se la passa male, ansioso di mettere l'onorevole spada al servizio di un onorevole padrone. Va aggiunto che, nello splendore del 3D, abbiamo visto a Cannes l'ultimo film di Takashi Miike, “Hara Kiri – Morte di un samurai”. Storia perfino più deprimente, con i samurai alla fame. Finché a uno di loro viene l'idea di annunciare il proprio harakiri, nel cortiletto ben tenuto di un signorotto, per essere dissuaso dal gesto estremo (da riservare a più nobili motivi) e ricavarne un po' di denaro. Mossa subito imitata da molti colleghi, finché il nostro eroe incappa in un potente che lo prende sul serio e lascia fare (non senza avergli sadicamente sostituito la spada affilata con una in tenero bambù). “13 assassini” è il penultimo film, il regista di “Sukiyaki Western Djiango” ne ha già girati un'ottantina, e IMDb ne registra altri tre, uno in post produzione e due in fase di riprese). Rifà un celebre, per gli appassionati, film di Eichi Kudo del 1963, assai violento per l'epoca e comunque pesantemente corretto con lo splatter che di Takashi Miike è il marchio di fabbrica. Rifà anche “I sette samurai”, soprattutto quando gli assassini (a fin di bene) vengono reclutati. Bisogna eliminare Naritsugu, uno che stermina famiglie, stupra, perversamente mutila (questo siamo riusciti a vedere prima di chiudere gli occhi) e si ritiene al di sopra della legge per la sua parentela con lo shogun. Shinzaemon accetta l'incarico e mette insieme la sua sporca tredicina. Ognuno ha una letale specialità e un distinto carattere, garantiscono i fan. Eppure quasi tutti i recensori confessano di avere perso il filo (la fotografia, tutta in grigioverde e fango con schizzi copiosi di sangue, non aiuta). Ammette una certa confusione anche il tenutario del sito “Cinema de merde”, peraltro convinto che “13 assassini” pare noioso solo agli imbecilli. Chi ha pazienza si gode la battaglia: esplosioni, frecce, spade, un intero villaggio trasformato in una trappola mortale.