HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE II

Mariarosa Mancuso

    E' finita. Soffrono i fanatici, pronti a trovare consolazione sul sito “Pottermore”, ultima invenzione della ragazza prodigio J. K. Rowling, stramiliardaria fedele alla parola data. Sette libri, non uno di più, come gli anni di scuola per maghi a Hogwarts. Tirano un sospiro di sollievo i tiepidini come noi, che hanno totalizzato otto film su otto pur non amando appassionatamente maghi e incantesimi. Più tre libri della saga, quando ancora era vicina al nucleo originale, potente e irresistibile. “Tutti i bambini credono di essere stati adottati”, spiegava Sigmund Freud (capita quando guardiamo i genitori, li troviamo non di nostro gusto, immaginiamo una discendenza principesca e qualcuno che ci verrà a salvare, restituendoci ai legittimi). Harry Potter vive in una famiglia insopportabile, trattato come figlio negletto, e un bel giorno scopre per davvero di essere stato adottato. Non solo: frequenterà una scuola dove gli insegneranno a usare la bacchetta magica. Per riempire le migliaia di pagine sono arrivati gli Horcrux, i Mangiamorte, il rincagnato e per un po' innominabile (e anche invisibile) tu-sai-chi, i mantelli magici e la pietra della resurrezione, noiose teorie sulla bacchetta che sceglie il mago e non viceversa. Il povero Daniel Radcliffe (in omaggio all'insegnamento di santa Teresa d'Avila sulle preghiere esaudite) dopo aver guadagnato miliardi ha cercato di liberarsi dall'incantesimo prima facendosi vedere nudo sui palcoscenici di Londra, poi dandosi all'alcool senza che nessuno sospettasse nulla. Nella puntata finale, diretta da David Yates come le tre precedenti, la lotta tra il bene e il male giunge a (provvisoria) conclusione. Contro Harry, Hermione e Ron si scatena la furia degli elementi: cascate d'acqua, draghi di fuoco, manufatti metallici che appena a toccarli si moltiplicano. Abbastanza per ridurre Hogwarts a un ammasso di macerie (confessiamo di aver goduto, e confessiamo anche che il nostro preferito è da sempre il biondastro Draco Malfoy). I tre maghetti, finora appena lambiti dalle tempeste ormonali, si concedono finalmente a qualche bacio. Maggie Smith, alias Minerva McGranitt, scatena i guerrieri di pietra (ed è l'unica con un po' di ironia). Harry ha gli occhiali ben saldi dopo un tuffo in acqua, e li perde quando diventa uomo. Gli spettatori miopi soffrono con gli occhialini per l'inutile 3D.