NIENTE DA DICHIARARE
Gli svizzeri, titolari dell'ultima frontiera rimasta in Europa dopo gli accordi di Schengen, hanno inventato la serie “Frontaliers”. Bernasconi, doganiere ticinese con basco in testa e inconfondibile dall'accento (perlomeno per chi frequenta il territorio chiamato Insubria) ogni mattina smonta la macchina del brianzolo Bussenghi che va a Lugano per lavorare. Il ricavato dei dvd (andati a ruba, ma gli episodi sono tutti su YouTube) andò in beneficenza alle Guardie di confine, che avevano fatto inserire nella custodia una lista delle disposizioni doganali in materia di prosciutto, cioccolata, alcolici e sigarette, quando ancora il franco lo consentiva (c'è pure la madeleine, ognuno ha quelle che si merita: stavamo nel sedile posteriore dell'auto, dopo un pomeriggio di spese a Ponte Tresa, e l'addetto intimava “apra il bàule”). I francesi che la frontiera con l'odiatissimo Belgio (vale anche il contrario) non le hanno più, devono arrangiarsi. “Niente da dichiarare” comincia con un urlo lancinante, dopo il trattato che abolisce le dogane. E' ambientato negli anni Novanta al valico di Courquain-Korkin, quando i telefoni erano giganteschi e gracchianti e la prima pattuglia mista franco-belga viaggiava a bordo di una Renault 4 (l'utilitaria appena un po' meno spartana delle 2 Cavalli Citroën). Il francese mette da parte les blagues belges – le barzellette che gli italiani raccontano sui carabinieri, gli svizzeri raccontano sui bernesi, i siciliani raccontavano su quelli di Cuneo, e i francesi riciclano ai danni dei mangiatori di cozze con patate fritte. Il belga dà fondo a tutte le cattiverie imparate dai suoi antenati sui mangiatori di camembert. Per non stare sempre sull'ex linea di confine, dove gli unici a bucare le gomme sulle bande chiodate sono i tutori dell'ordine, c'è anche una storia d'amore contrastata. Il regista è Dany Boon, uomo miracolo del cinema francese con “Bienvenue chez les Ch'tis” che ha superato gli incassi del “Titanic” (anche questo non è andato male, parlando di botteghino). Qui fa il doganiere francese, facendosi mettere in ombra dal belga Benoît Poelvoorde e da un paio di partecipazioni speciali: Olivier Gourmet della scuderia Dardenne, e Bouli Lanners della scuderia “belgi fuori di testa”. Gli accenti vanno perduti nel doppiaggio, i contrapposti sciovinismi no.
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