PROMETHEUS

Mariarosa Mancuso

    Son tutti lì riuniti, a bordo dell'astronave Nostromo. Chi si è appena svegliata in gran forma dopo due anni di pisolino coatto, subito fa qualche flessione, sceglie nell'armadio un completino elegante da donna in carriera (Charlize Theron, emissario della Weyland Corporation che mette i soldi, quindi comanda a bacchetta). Chi ha il malumore e la bocca impastata da dopo ibernazione, e gli secca essere assillato da chi impone proteine e frullati (la colazione è il pasto più importante della giornata: siamo nel 2093 e ancora lo ripetono, i nutrizionisti non conoscono crisi). Chi non ha preso sonno, perché è un robot con la faccia carina di Michael Fassbender e si è distratto imparando le lingue antiche, facendo canestri da solo mentre va in bici, guardando “Lawrence d'Arabia”, imparando da Peter O' Toole l'uso del pettine e molte altre belle frasi che ripeterà durante il film (non è il primo essere artificiale che usa il cinema come scuola di vita – pensate a Wall-E che impara a corteggiare guardando “Hello Dolly!”). Son tutti lì riuniti a bordo dell'astronave Nostromo, qualcuno con gli occhi cisposi e la barba non fatta, mentre l'armatore ormai defunto da un bel po' – e molto somigliante a Ruggero dei “Soliti idioti” – spiega che l'androide Dave fa funzione del figlio che non ha avuto, peccato gli manchi l'anima. Aggiunge qualche dettaglio: tutti i popoli antichi hanno lasciato ai posteri la stessa immagine, graffita su pietra o tracciata su pergamena. Un gigante e delle pallette, che i posteri interpretano come un sistema di pianeti. Non può essere un caso. Sarà la mappa per scovare nello spazio profondo gli ingegneri che ci hanno costruito (e forse somigliano al maciste che nella prima scena inquina la cascata con il suo Dna). Per questo a bordo c'è una che “ha deciso di credere” e porta la croce al collo (papà le disse qualcosa di simile a proposito della mamma morta). La sfottono tutti tranne l'androide Dave, che la guarda ammirato e perfino voglioso, come se un'animuccia raminga gli avesse appena fatto il solletico ai meccanismi, indecisa se fermarsi o ripartire. Che c'entra con “Alien”, rapido e senza scivolate filosofiche? Niente, anche Ridley Scott lo presenta come un prequel, e certe scene – diciamo viscerali, con Noomi Rapace – son variazioni sull'originale.