IL ROSSO E IL BLU

Mariarosa Mancuso

    Che bella la lezione che il vecchio professore Roberto Herlitzka impartisce al giovane supplente Riccardo Scamarcio. La poesia si legge, facendo sentire bene ogni parola. Non si interpreta con la voce sussurrante, il cuoricino che batte e la convinzione che renda migliori (naturalmente, trattandosi di un film sulla scuola, la tesi verrà smentita prima che arrivi la parola “Fine”: comunque meglio di niente, ci accontentiamo della scintilla di lucidità). I due si esercitano su “Pianto antico”, ovvero: “L'albero a cui tendevi / la pargoletta mano / il verde melograno / dai bei vermigli fior”. Fiorello riuscirebbe a farne un rap, ma fino a quel momento restiamo convinti che uscire dal liceo classico odiando certi poeti è cosa buona e giusta. Herlitzka scandisce, e la poesia sembra perfino decente. Scamarcio interpreta, e la poesia ricasca nel solito carduccianesimo. Lo spettatore si chiede perché – dopo una dimostrazione tanto chiara e convincente – tutto il film sia recitato come immaginiamo debba essere recitato un film sulla scuola per non spiacere ai professori. Questo viene dal libro di Marco Lodoli, uscito da Einaudi nel 2009; tra un po' si perderà pure il riferimento alla matita rossoblù per segnare gli errori (A proposito, qualcuno avrebbe la cortesia di spiegarci perché l'errore grave è blu, mentre quello meno grave viene segnato in rosso? Sembra andare contro tutte le teorie di Michel Pastoureau sui colori). Niente male anche l'accusa a Scamarcio, giovane collega volenteroso – la parola viene pronunciata da Herlitzka come un insulto – di aver scelto al liceo solo temi “di attualità”: un po' di belle parole, qualche pensierino politicamente corretto, l'ottimo voto era assicurato. L'anziano professore Fiorito invece faceva i temi di letteratura con approfondimento critico, ascoltava “Bach e al massimo Umberto Bindi” (battuta per noi già di culto) quando i coetanei si facevano assordare dai Rolling Stones, aveva letto a quindici anni tutti i romanzi russi che contano. La preside Margherita Buy invece veste di grigioverde, in pendant con le pareti scolastiche e il linoleum. Ogni mattina va a mettere la carta igienica nei bagni, ripone i palloni, taglia il servizio di sostegno psicologico, poi lo rivorrebbe quando vede un ragazzino strano nei corridoi. Scuola e cinema italiani. In Canada c'è “Monsieur Lahzar”.