GLADIATORI DI ROMA 3D

Mariarosa Mancuso

    Iginio Straffi vuol dire Winx, che per le mamme di figlie femmine vuol dire “tormento & strazio” e l'interrogativo “ma come verranno su ‘ste ragazzine”? (più serie di noi, che abbiamo passato l'adolescenza leggendo libri e ora collezioniamo Gormiti). Un impero miliardario che prima non c'era e adesso c'è. Non sono poi tanti, a parte quel che nelle categorie merceologiche si chiama “elettronica di consumo”. Da quando Massimo D'Alema era giovanotto, le aggiunte al nostro immaginario si chiamano Lisbeth Salander, Harry Potter, e appunto le fatine Winx (che possono vantare un'apparizione in libro di Letizia Muratori, “La casa madre”, assieme alle più tristi Cabbage Patch). Iginio Straffi vuol dire anche talento, testardaggine, una voglia matta di battere gli americani sul loro terreno. Non perché siano americani, ma perché sono i campioni del cinema d'animazione. Cinque anni di lavoro, e  la soddisfazione di un film che verrà distribuito dalla Paramount. Un gran bel film, che comincia con l'eruzione del Vesuvio e l'orfanello Timo salvato da sicura morte (la mamma gli stava raccontando le gesta dei gladiatori come favola della buona notte). Il ragazzino non è portato per i combattimenti – neanche per altro, a dire la verità; quando la bella Lucilla ormai cresciuta torna a Roma dalla Grecia dove ha studiato filosofia, le chiede: “Va ancora di moda lì, la filosofia?”. Colpa gravissima in una città dove anche i mocciosi con il triciclo, o addirittura con il girello, si armano di qualcosa, si mettono in testa qualcos'altro e vanno in giro a menar fendenti. L'imperatore Domiziano intanto sta costruendo il Colosseo, e deve aver messo sotto contratto una ditta di amici degli amici, visto che i lavori sembrano non finire mai.  Molto conta la classica sceneggiatura di Michael Wilson (“L'era glaciale”, Shark Tale”): ha tutti gli snodi giusti, e un contorno di gufetti, gatti, pipistrelli, e altri animali che riempiono ogni inquadratura, e si fanno carico delle gag. Che sono di parola, e vivaddio anche d'azione, non come in certi film d'animazione dove i personaggi si muovono appena (e per questi vengono considerati poetici”). Per cinefili – “No, il ponte tibetano no, lo mettono in tutti i film!”  - e per bambini (il calderone della strega). E dopo aver ammirato Diana, regina delle arti marziali, siamo sicuri che le mamme gli perdoneranno anche le Winx.