IO E TE

Mariarosa Mancuso

    Eravamo convinti che la massima aspirazione culturale dei giornalisti fosse scrivere un romanzo (e poi magari lamentarsi perché le librerie stanno passando un momentaccio). Sbagliato. Sopra al romanzo-che-non-rimane-mai abbastanza-nel-cassetto si colloca l'intervista-al-Maestro-del-cinema. Lo abbiamo capito con ritardo, leggendo l'altroieri su Pubblico il colloquio di Luca Telese con Bernardo Bertolucci. Presentato (si intende il colloquio, che occupa due pagine, mica il regista di “L'ultimo imperatore”, “Novecento” e “Dreamers”) come “una vertigine rara”. Qualche cenno sull'universo mondo, sulla reclusione e sull'evasione, su “Ultimo tango a Parigi” che è “un film politico”, come disse il maestro di lucidità Jean-Luc Godard. Ed ecco che si passa a “Io e te”, ultima fatica del Maestro. “Film apparentemente lineare come il romanzo di Niccolò Ammaniti (ma in realtà molto più polisemantico)”. Dixit Luca Telese, che oppone al dimesso stile fabiofazio – Bertolucci con il cappello è andato anche da lui –  uno spolverata di sapere, e sa che basta un “apparentemente” per gettare nello sconforto i poveri di spirito. Quali appunto siamo noi, per scarsa dotazione e per successiva scelta di campo. Di certo Bernardo Bertolucci ama il cinema più di noi, e quindi non vorrebbe il suo film messo in ombra da sfortunate circostanze di salute (si muove su una sedia a rotelle, l'ha usata anche sul set). Abbiamo visto “Io e te” constatando una certa sproporzione tra il breve racconto di Niccolò Ammaniti e le quasi due ore del film. Si racconta di Lorenzo, ragazzo disadattato, e già spedito anzitempo dallo psicoanalista, che finge di partire per la settimana bianca e si chiude in cantina. L'attore Jacopo Olmo Antinori ha molti brufoli, cosa che a noi poveri di spirito personalmente un po' disturba, ma le vostre anime elevate non si faranno sviare dal futile dettaglio. Altri sono i dettagli che interessano al Maestro, e l'intervistatore viene subito informato: “Hai notato i dettagli? Nel frigo si porta sette lattine, sette merendine”. Giornalista è attento, pronto a far notare a sua volta altri dettagli: “Le tue donne Liv Tyler, Eva Green, Tea Falco... sembrano tutte sorelle. Hanno le labbra rosse come ciliegie”. Ormai convinti di aver sbagliato mestiere, “più non leggemmo avante” (anche perché si dava di “torta troppo dolce e ricca” a “Hugo Cabret” di Martin Scorsese).