ARGO

Mariarosa Mancuso

    John Wayne è nella tomba da sei mesi, e guarda come si è ridotta l'America”. La linguaccia di Alan Arkin – produttore del finto film che servirà a tirare fuori sei ostaggi americani da Teheran, in barba ai guardiani della rivoluzione e all'Ayatollah Khomeini – intreccia il cinema con la politica. Poteva funzionare come slogan per la campagna elettorale appena conclusa: entra perfettamente in un tweet, manca solo qualcosa di paragonabile a John Wayne, per entrambi gli schieramenti. Il produttore, che chiamano Lester Siegel, è l'unico personaggio inventato dallo sceneggiatore Chris Terrio (segnatevi il nome per gli Oscar). Non di sana pianta, naturalmente. In gran parte si ispira a Jack Warner, il fondatore della Warner Bros. che citò in giudizio i fratelli Marx. Lo studio che aveva prodotto “Casablanca” voleva impedire a Groucho e ai suoi fratelli di girare “Una notte a Casablanca” (la risposta di Groucho, nelle “Lettere” pubblicate da Adelphi, dice tra l'altro: “Avete brevettato anche i fratelli? Perché dovete sapere che noi eravamo fratelli molto prima di voi fratelli Warner”). Non è inventato John Chambers, che nel finto studio di produzione faceva il truccatore, mentre per davvero aveva fabbricato le maschere del “Pianeta delle scimmie” e le orecchie a punta del dottor Spock (nel film, l'attore è l'immenso John Goodman). Studio Six Production era il nome della ditta, installata a tempo di record negli uffici dove Michael Douglas aveva lavorato per “Sindrome cinese”. Fu trovata una sceneggiatura fantascientifica così confusa che era difficile capirci qualcosa (“Star Wars” aveva fatto il botto, si cercavano altre miniere d'oro, e deserti come quello dell'Iran). Fu stampato un manifesto con la scritta “Argo”, il buco di una pallottola, lo slogan “A Cosmic Conflagration”. Tutto a prova di controlli: la fantasia nella copertura era pari soltanto al rischio dell'azione in territorio nemico. Così a prova di controlli che lo Studio Six Production ricevette una ventina di vere sceneggiature, una a firma Steven Spielberg. Intanto a Teheran si era aperta la caccia agli americani spariti: i ragazzini facevano i puzzle con le striscette recuperate dalla macchina che tagliuzzava i documenti. Ben Affleck – dimenticate l'orribile “Gigli” con Jennifer Lopez – porterà a casa una pioggia di Oscar. Così anni Settanta che c'è anche il pulmino Volkswagen.