BALLATA DELL'ODIO E DELL'AMORE

Mariarosa Mancuso

    I circhi sono tristi. Non pensiamo agli animali. Pensiamo a un paio di strazianti film con Lon Chaney – attore del muto tanto bravo a mascherarsi che a Hollywood girava la battuta: “non schiacciare quel ragno, potrebbe essere Lon Chaney”. Pensiamo a “Laugh, Clown, Laugh”, film del 1928 dove un clown assieme al collega Simon alleva l'orfanella Simonetta (tutti e due se ne innamoreranno perdutamente, e saranno per punizione colpiti l'uno da una ridarola isterica, l'altro da attacchi di pianto). Pensiamo a “L'uomo che prende gli schiaffi”, girato nel 1924 da Victor Sjöström, primo film con il leone della MGM. Uno scienziato viene derubato delle sue scoperte, con la complicità della moglie traditrice, e finisce al circo, nel numero di “quello che prende gli schiaffi”. Álex De la Iglesia, regista spagnolo con ascendenze tarantinesche colorate di grottesco, ha studiato con amore i due film. E ne ha prodotto un terzo che al confronto non sfigura, se non vi lasciate distrarre da un trucco da clown fatto appoggiando la guancia su un ferro da stiro rovente. O da un prologo ambientato durante la guerra civile spagnola, che fa temere la fantasy di Guillermo Del Toro in “Il Labirinto del Fauno”. Invece è melodramma spinto all'estremo, con uso di Monumento ai Caduti e un bell'omaggio alle forme del divertimento popolare.