LO HOBBIT – UN VIAGGIO INASPETTATO

Mariarosa Mancuso

    Facciamo che non sia uno dei film più chiacchierati e anticipati dell'anno (potrebbe perfino, scrive Variety, far sì che il 2012 superi ogni record di incassi, con un scatto inatteso in epoca di scaricamenti). Facciamo che là fuori non ci siano fan scatenati della trilogia di Peter Jackson, né lettori entusiasti della saga di J. R. R. Tolkien. Quasi sempre solo di quella, come se altri romanzi non esistessero: guai a inoltrarsi fuori dalla Terra di Mezzo, guai a lasciare gli elfi magari per “Guerra e pace” (altrettanto lungo, con tante battaglie, molto più divertente). Permalosi di carattere, sono pronti a scattare per lesa maestà del regista e dello scrittore, quando non si accapigliano sulle differenze tra il libro e il film (non tutti i fan di Tolkien amano Peter Jackson: per esempio, gli rimproverano l'elfo con le tette Liv Tyler). Facciamo che se ne possa parlare senza inchinarsi agli effetti speciali, davvero grandiosi (anche se già visti) e distribuiti con generosità. Ottenendo l'effetto contrario: Gollum e lo hobbit Bilbo Baggins si sfidano a indovinelli, che neanche ascoltiamo; siamo lì a chiederci “ma come fanno a fargli quegli occhi acquosi?”, “ma come fanno a rendere la pelle così bianca e schifosa, da creatura che non ha mai visto la luce e sta in luoghi umidi e fetenti?”. Goblin bavosi, orchi mutilati, troll che alle prime luci dell'alba vengono trasformati in statue completano la galleria dei mostri. Noi preferiamo gli orchi, perché stanno zitti, non fanno battute cretine, non discutono di cibo come oggi fan tutti (salvo poi presentarsi a cena con una lista di fisime alimentari lunga così). Lo spettatore, indossati gli occhialini e timoroso perché la proiezione a 48 fotogrammi è a rischio di giramenti di testa, vede per almeno tre quarti d'ora il cunicolo dello hobbit. Non ne usciamo fino a che non ci vengono presentati tredici nani. Qualsiasi regista, visto il tempo a disposizione, li avrebbe resi distinguibili l'uno dall'altro. Invece no: mangiano, bevono, rimettono a posto la cucina, e ancora sono tredici figurine intercambiabili. Vabbé, dodici: Thorin Scudodiquercia (l'attore è Richard Armitage, che nella vita è di Leicester e qui pare un attore di Bollywood) dopo un po' lo riconosciamo anche noi. Il resto sono battaglie, salvataggi, altre battaglie, altri salvataggi. Speriamo che il drago Smaug nel prossimo film li divori tutti quanti e sputi gli ossicini.