NOI SIAMO INFINITO

Mariarosa Mancuso

    Emma Watson è uscita meglio dalla saga di Harry Potter di quanto Kristen Stewart sia uscita dal “Twilight”. La secchiona che sapeva sempre la formula utile nel momento del bisogno qui si scatena nel ballo, si sporge nei tunnel dai veicoli in corsa con “Heroes” di David Bowie per colonna sonora, offre biscotti alla marijuana (nel prossimo film di Sofia Coppola, “The Bling Ring”, sarà una ladra che con le amiche prende di mira gente famosa). In “Noi siamo infinito” si chiama Sam, assieme al fratellastro Patrick (che ha i capelli più lunghi dei suoi) prende sotto l'ala protettrice lo sfigato Charlie. Il quindicenne al primo giorno di liceo – di 1385 che verranno – è un catalogo di paturnie: nessuno vorrà pranzare con me, solo il professore di inglese Paul Rudd mi rivolge la parola, so tutte le risposte ma non alzo la mano che poi mi chiamano secchione, e se i bulli mi prendono di mira, e se mi chiamano “rospetto del primo anno”. Patrick sta all'opposto, non teme le chiacchiere: in guêpière e calze nere rifà Frank-N-Furter, il travestito della Transilvania di “The Rocky Horror Picture Show”. Lo avevamo già ammirato in “E ora parliamo di Kevin”: era il figlio di Tilda Swinton, di suo poco portata per la maternità (il caratteraccio della creatura e un arco come regalo natalizio farà il resto). Siamo agli inizi degli anni Novanta: niente cellulari, niente social network, compilation di brani su cassetta come dichiarazioni d'amore. Tratto un romanzo di Steve Chbosky uscito nel 1999, oggetto di culto immediato e messo nello scaffale accanto a “Il giovane Holden”. Accade quando un adolescente racconta i fatti suoi con parole sue, mostrandosi più maturo della sua età perché ha sofferto e si è sfinito di letture o di film come “L'attimo fuggente”. Nel romanzo – ristampato da Sperling & Kupfer, se però ne avete in casa uno intitolato “Ragazzo da parete”, con allusione al “fare tappezzeria”, sappiate che è lo stesso – scrive lettere su lettere a un misterioso amico. Nel film, diretto e sceneggiato dal romanziere medesimo (una rarità) – ne sopravvive solo qualcuna. Il timido e taciturno Charlie farà il suo apprendistato, l'adolescente che è in voi rimpiangerà di non aver avuto amici come Sam e Patrick, il cinico che resiste alla favola bella del disadattato che diventerà scrittore si consola con le battute: “Da quando sei buddista sei diventata più cattiva”.