
SINISTER
Cara, perché non traslochiamo nella casa dove è successo un orribile delitto, così la mia carriera da scrittore ripartirà?”. La battuta non esiste. Neanche lo spettatore di film horror, per quanto abituato a comportamenti dissennati, riuscirebbe ad ascoltarla senza ridacchiare. La rivelazione viene con sapienza sminuzzata, un pezzetto alla volta mentre si parla d'altro, con la partecipazione di un brusco sceriffo che vuole convincere il nuovo arrivato a rimettere in macchina i bagagli senza aprirli. Ethan Hawke porta nella casa maledetta pure i bambini, più svegli di lui (sappiamo anche che non è la prima abitazione affittata per stare sul luogo del delitto, e che l'irripetibile bestseller si intitola “Kentucky Blood”). Il maschio a cena dice “tanto se non me lo dici tu me lo dicono i compagni di scuola, per di più mi prenderanno in giro perché sono l'unico a non saperlo”. La femmina sfoga la rabbia per il trasloco dipingendo le pareti, e siccome il film lo ha diretto Scott Derrickson, il regista di “L'esorcismo di Emily Rose”, sappiamo che prima o poi su quel muro comparirà qualcosa di orribile. Più o meno come la sequenza d'apertura, che mostra 4 impiccati al ramo di un albero. Sembra che in famiglia fossero cinque, ma una bambina mancò all'appello. Il padre scrittore trova in cantina uno scatolone di film super 8, si chiude in studio e comincia ossessivamente a guardarli. Noi guardiamo lui che li guarda, e non è un bello spettacolo. Non sono vacanze, compleanni, torte, feste mascherate, candeline o castelli di sabbia ma delitti (piuttosto fantasiosi, con parecchie vittime e un gusto piuttosto macabro per la meccanica). Esiste anche un film a episodi così costruito, circolante di festival in festival – proiezioni di mezzanotte – con il titolo “V/H/S”: bisogna ricuperare una videocassetta tra centinaia, e serve dare un'occhiatina ai contenuti. Anche l'horror ha i suoi cedimenti, e cinque piccoli film di un quarto d'ora reggono meglio di una storia da novanta minuti. Al terzo super 8, Ethan Hawke comincia a sentire rumori in soffitta. Scott Derrickson gira risparmiando al massimo sulle luci, sia quando il proiettore di filmacci è in funzione sia quando il nostro sale in soffitta. Per la regola “meno si vede più facciamo salti sulla sedia” – e per la gran cura messa nella colonna sonora – “Sinister” quache brivido lo dà.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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