
BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE
Un bestseller è un bestseller. Non si discute. Al massimo si cerca di capire come mai piaccia tanto, qualche volta trovando la risposta, qualche volta no (le ragioni di Harry Potter e del Codice da Vinci sono chiare, al di là dei gusti personali). Meno che mai si discute un bestseller per adolescenti, dove già in copertina la frase “Mi sono chiesto perché amore e sangue avessero lo stesso colore” invita a rivalutare l'analfabetismo e i lavori manuali. Avranno i loro motivi, se invece di piangere su “Love Story” di Eric Segal – amore significa non dover mai dire “mi spiace”, va bene anche il film con Ali MacGraw e Ryan O'Neill – si buttano su “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Alessandro D'Avenia (Mondadori). Scrittore e professore di liceo che nel romanzo si manifesta nella parte del Sognatore. Supplente di storia e filosofia, tenutario di blog, spettatore folgorato da “L'attimo fuggente”: “Quel film gli aveva mostrato cosa era venuto a fare su questa Terra”. Nell'ordine: salire in piedi sulla cattedra, declamare “Oh Capitano, mio Capitano!” dell'incolpevole Walt Whitman, strappare le pagine dei libri, credere che la poesia sia solo sentimento e non esistano giudizi di valore. Il film era inevitabile. Se ne incarica Giacomo Campiotti, che dà a Luca Argentero la parte del professore, e aggiunge un'altra perla citazionistica, sempre a proposito di adolescenza “Giorni che volano via inefferrabili e istanti infiniti conficcati nella carne”. Liceo classico, ovvio. Cosicché Dante prende il posto di Whitman, fornendo l'amore adolescenziale e la sfigataggine (parola del professore boxeur, che invita gli studenti a sfogarsi sul ring e intanto districa i grovigli esistenziali: “quando ammetti di avere paura la stai già superando”). Filippo Schicchitano è Leo, perdutamente innamorato di una ragazzina con i capelli rossi. Quando riesce a rivolgerle la parola, scopre che Beatrice – mica si poteva chiamare Piera, qui si danno lezioni di vita e letteratura insieme – ha una malattia devastante. Leo va nel panico, fugge dall'ospedale, torna con spettacolini e pupazzetti per tenerla allegra, si confida con l'amica del cuore sempre a disposizione, non solo per i compiti in classe. Mentre il regista esagera con le inquadrature sghembe e le riprese dall'alto, i Modà forniscono la martellante colonna sonora.


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