NELLA CASA

Mariarosa Mancuso

    Ozon inventa il film-feuilleton, con tanto di "continua" alla fine delle scene. Coincidono con i fogli su cui lo studente dell'ultimo banco scrive un tema a puntate, iniziato con un banale "Racconta come hai passato il fine settimana". Gli allievi francesi si alzano quando entra il preside, fiero perché il liceo classico Gustave Flaubert è diventato un liceo "pilota", vuol dire che correggeranno i compiti in verde perché il rosso mette ansia. Non hanno cellulari in vista, eppure la maggior parte non riesce a mettere insieme tre frasi. Un resoconto decente e un tantino voyeuristico – ragazzo della banlieue affascinato dalle case altrui - stuzzica il professore. Vai avanti con la storia, chiede al giovane Sherazade (in cambio, lezioni di composizione letteraria). Mostrate e non dette, primo merito del film: si passa dal realismo flaubertiano al rosa di Barbara Cartland senza giocare con lo stile di regia, bastano  i fatti. Non è la prima volta che Ozon mette in scena un romanziere. C'era l'allucinata Charlotte Rampling in “Swimming Pool”. E la magnifica Romola Garai in “Angel”, dal romanzo di Elizabeth Taylor (nessuna parentela con l'attrice): scribacchina popolare e fiera di esserlo, che nasce povera e con i soldi si costruisce una favola. Di cattivo gusto, come i suoi libri, che avevano fatto sghignazzare gli snob della casa editrice prima di arricchirli (“pensate, fa aprire la bottiglia di champagne con il cavatappi!”). "Nella casa" chiude la trilogia, indagando su quel che fa di qualcuno un romanziere e di qualcun altro un barboso cronachista di fatti propri e altrui. Non è lo stile, tranquilli.  Neppure la curiosità 8tutti lo siamo). E' “la scheggia di ghiaccio nel cuore” cara a Graham Greene. Lo studente spia le finestre illuminate, a tratti somiglia a Will Smith, che si spaccia per figlio di Sidney Poitier  in “Sei gradi di separazione” di Fred Schepisi, e conquista una famiglia. Tutto è naturalmente molto buona borghesia intellettuale, ma evidentemente Ozon non condivide le bordate contro il romanzo borghese. Fabrice Luchini, uno dei più bravi attori di Francia, è il professore. La moglie Kristin Scott Thomas ha una galleria d'arte contemporanea, dove espone bambole gonfiabili con la faccia di Hitler e Saddam (leggi: la dittatura del sesso) e pitture verbali: l'artista dipinge il quadro, lo distrugge e lo racconta. L'occasione per una frecciata alla prosa dei cataloghi d'arte.