
LE STREGHE DI SALEM
Rick Moody intitola il memoir dei suoi anni drogati e alcolizzati “Il velo nero”. La minaccia dell'ospedale psichiatrico - eravamo nel 2002, nel frattempo si è ripulito - lo spinge a ricostruire la sua storia di famiglia, risalendo al New England appena colonizzato dai Padri Pellegrini. La vena di follia riappare nel diario di un antenato, Joseph Moody. Più noto come “Handkerchief Moody”: aveva causato la morte di un caro amico, passò il resto della vita con un volto nascosto da un velo nero. Una quindicina d'anni prima di scrivere “La lettera scarlatta”, Nathaniel Hawthorne prese spunto dalla vicenda per il racconto “Il velo nero del pastore”. Il pastore Hooper appare in chiesa con i lineamenti celati da un velo di crespo scuro: “Alcune donne dai nervi scossi furono obbligate a lasciare la chiesa. Ma forse quell'accolta di volti pallidi non era per il pastore meno spaventosa del velo nero per i suoi fedeli”. Con il velo verrà seppellito, dopo un discorso da brividi sui peccati che ognuno di noi tiene segreti. Regista di culto per i fanatici dell'horror, già fondatore e cantante del gruppo metal White Zombie, Rob Zombie costruisce “Le streghe di Salem” attorno alla figuretta e ai capelli rasta della moglie Sheri Moon. Fa la DJ alla radio, nel film si chiama Heidi Hawthorne, per noi già motivo di risatine che scacciano la paura e suggeriscono le ascendenze letterarie. Quanto al rock come strumento del demonio, è un residuato di perbenismo già sfruttato in “Morte a 33 giri”, diretto nel 1986 da Charles Martin Smith, con Ozzy Osbourne. Qui non c'è neppure bisogno di far girare i dischi all'incontrario, il vinile arrivato in una scatola di legno è già poco ascoltabile di suo. Trasmesso, provoca allucinazioni e attrae la ragazza verso un appartamento che pare disabitato. Nel prologo, streghe bruciate. Nel seguito, blasfemia abbastanza dozzinale. Ma il culto non perdona, “Rosemary's Baby” incombe, la setta di Charles Manson pure, le fattucchiere bruciate esigono vendetta dopo secoli (rivelandosi streghe vere, non protofemministe mandate sul rogo da maschi che temevano di perdere il comando). Un sapiente innesto di vecchie glorie nel cast – l'inguardabile studioso di stregoneria risulta essere Bruce Davison di “Fragole e sangue” e “Willard e i topi” – produce rimandi, riferimenti, articoli dotti su un film super trash.


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