GLI STAGISTI

Mariarosa Mancuso

    Première ha una rubrichetta, spesso in calce all'editoriale. Fa l'elenco dei film “così brutti che non ce li hanno fatti vedere in anteprima”. Si chiude con un punto di domanda, i distributori sono suscettibili in qualunque parte del mondo. Tutti, per la verità, sono suscettibili in qualunque parte del mondo: tra i distributori stupisce di più perché sarebbe nel loro interesse avere qualche articoletto sul film in coincidenza con l'uscita. A proposito di “Gli stagisti”, la mail diceva “non sono previste anteprime stampa”: come se staccare qualche biglietto, in tempo d'afa e di crisi, non importasse granché. Ben vengano le interviste agli attori; ne è uscita una su Vanity Fair, a Owen Wilson senza il compagnuccio Vince Vaughn, anche sceneggiatore. Ma i critici se proprio hanno la brutta abitudine di vedere il film paghino il biglietto (è per questo che abbiamo fatto uscire i film di giovedì, che volete di più, non c'è neppure l'affanno della prima proiezione al venerdì pomeriggio). Gli imbucati di “2 single a nozze” sono rimasti senza lavoro. Vendevano orologi di lusso che nessuno vuole più, ormai anche i bimbi guardano l'ora sul cellulare. Decidono quindi per uno stage da Google, pur essendo digitalmente analfabeti (“La gente odia le macchine, non hai visto ‘Terminator'?, vuole il contatto umano” obietta al capo John Goodman che annuncia la chiusura della ditta. Il saggio risponde: “La gente odia l'altra gente”). Dove per stage si intende un periodo con molte prove da superare, e solo il 5 per cento ce la farà. Si ritrovano in mezzo ai nerd, loro che dicono “on the line” per dire “on line”, e rispondono alzando la paletta sbagliata a tutte le domande del tipo “andresti a bere una birra con il tuo capo?” o “ti fidanzeresti con la ragazza che lavora con te?” (no e no, i nativi digitali non lo fanno: la birra non la bevono, solo succhi di frutta, e il sesso viene evaso con il sexting). Cappellini colorati in testa con la scritta “Noogle”, prima di farsi misurate l'agognata “googliness”, sono simpatici come sempre. Avrebbe aiutato una sceneggiatura meno rispettosa del Google Paradise: competizione all'ultimo sangue e spuntini offerti dalla ditta. Il più clamoroso piazzamento di prodotto mai visto in un film, dove gli analogici e i digitali finiranno per intendersi e scambiarsi esperienze. “I peggiori stagisti dopo Monica Lewinski” scrive Usa Today.