OPEN GRAVE

Mariarosa Mancuso

    Riprende conoscenza in una fossa comune, come il colonnello Chabert nel racconto di Balzac. Al poveretto sopravvissuto nella battaglia di Eylau (armate di Napoleone contro esercito russo, 1807) toccava un rientro faticoso nella Parigi della Restaurazione: la moglie consolata e sposata con un altro, i beni all'usurpatore. Ultima offesa: un tentativo di seduzione – da parte dell'ex consorte – che aveva il solo scopo di far passare l'eroico colonnello per un impostore. Nel film di Yves Angelo, Gerard Depardieu era il colonnello, Fabrice Luchini l'avvocato che lo aiuta a riprendersi ciò che è suo (con sorpresa finale). Qui il protagonista esce dall'orribile fossa piena di cadaveri con l'aiuto di una ragazza asiatica che gli tende la mano, e subito si accorge che la memoria non lo assiste: non sa come si chiama, non sa dove si trova, non sa dove deve andare. Così inizia “Open Grave”, nuovo fenomeno horror che il regista madrileno ha girato in inglese. Abbiamo l'onore di vederlo in prima mondiale, in Spagna e Stati Uniti non ha ancora una data d'uscita. Vagando per i boschi l'uomo misterioso si imbatte in una casa misteriosa, abitata da cinque persone smemorate quanto lui. Parrebbe evidente che qualcosa li lega, o almeno li ha legati in passato - vediamo flash back, partono inspiegabili attrazioni e attacchi d'odio feroce. L'asiatica fa crocette sul calendario, si capisce che il diciotto prossimo venturo succederà qualcosa. Non riesce a spiegarsi meglio: non parla inglese e il poliglotta del gruppo (“ma guarda, capisco il latino”) se la cava male con gli ideogrammi. E' cosa nota e universalmente riconosciuta che gli eroi dei film dell'orrore non hanno nessuna conoscenza del genere, e per ignoranza si ficcano nei guai. In “Open Grave” è peggio. La cinese potrebbe almeno tentare un disegnino, per spiegare quel che solo lei conosce e dare una mano al gruppo. Niente. A lei non viene in mente di spiegarsi a gesti, e nessuno le allunga una matita. Il dettaglio è un duro colpo alla credibilità di un film che qualche brivido lo procura, più nel tentativo di ricostruire il passato degli smemorati che nel riciclo degli zombie, dei survival movie, degli esperimenti medici finiti male. Abbiamo visto “The Walking Dead”, abbiamo visto “Lost”, anche i registi di cinema dovrebbero capire che l'asticella si è alzata.