
VIA CASTELLANA BANDIERA
Ammettiamo che un maschio siculo in canottiera, del genere che comanda a bacchetta la famiglia e il vicinato, faccia guidare la propria auto a una femmina ottantenne. Lo ammettiamo perché non è detto che da una premessa poco realistica non possa uscire un bel film, in “Magnolia” abbiamo visto piovere rane e ci abbiamo creduto. Ammettiamo che Emma Dante non abbia mai visto “Volver” di Pedro Almodovar, dove le donne tirano a lucido le tombe dei congiunti. Qui Elena Cotta - Coppa Volpi a Venezia come migliore attrice (“hanno premiato l'intensità dello sguardo”) - sulla tomba della figlia si sdraia, non ricordiamo più se prima o dopo aver dato da mangiare ai cani (dal pelo lucido, e di razza, eppure vagano randagi alla periferia di Palermo). Meschinerie realistiche, diranno i fan di Emma Dante. Realisticamente ritratta da Malcon Pagani su Fatto in posa da regista tormentata e scarmigliata – siamo tutte un po' Anna Magnani, o almeno piace farlo sapere in giro, anche se preferivamo Silvana Mangano, purché non in risaia. Pronta ad azzannare chiunque osasse fare domande men che compiacenti durante la conferenza stampa. Però, se scrivi nella velina che accompagna il film “soffia lo scirocco”, onde tutti ripetano nell'articolo “soffia lo scirocco”, lo scirocco dovrebbe incombere sul film. Elena Cotta guida una delle due auto: nel film si chiama Samira, e non è – come scrivono i distratti - “un'albanese immigrata”. Viene da Piana degli Albanesi, comune in provincia di Palermo, seimila abitanti: la comunità si è stabilita lì nel XV secolo, in fuga dai turchi, mica è arrivata sulla nave assieme a Kledi Kadiu. Sull'altra macchina viaggiano Emma Dante e Alba Rohrwacher, che fa l'illustratrice quindi disegna chiunque le capiti a tiro. Non essendo di Palermo, a differenza della fidanzata con cui sta litigando, non capisce perché in caso d'ingorgo una delle conducenti non faccia retromarcia, trovando un'occupazione più interessante per passare la serata e la nottata. Pisciando per strada e rinunciando al piatto di pasta. Trattasi di metafora, ormai lo sappiamo, come è metafora il raddrizzamento della Costa Concordia negli articoli di Antonio Scurati e nei tweet di Roberto Saviano. La più usurata e fraintesa tra le figure retoriche (spesso trattasi infatti di similitudine o allegoria). La scorciatoia più sicura per farsi chiamare artisti.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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