GRAVITY

Mariarosa Mancuso

    Vai al cinema con il sapientone. Ormai un genere giornalistico. Si scomoda il vaticanista per vedere “The Passion” di Mel Gibson (un esperto di ferite lacero-contuse sarebbe stato più utile). Si cerca un pilota di Formula 1 per trovare i difetti di “Hunt” (ne avrà pure, ma non ricordiamo corridori automobilistici che rivaleggiano con più intelligenza e simpatia). Si cerca uno chef – tra i mille in circolazione, dilettanti e professionisti: speriamo che la nuova professione alla moda attragga qualche giovanotto sottraendolo al mestiere di regista  – e gli chiede un commento a “La cuoca del presidente”. Per “Gravity” serve l'astrofisico: ed ecco a voi Giovanni Bignami, sulla Stampa lo scorso giovedì. Oppure l'astronauta: ed ecco a voi Michael Massimino, qualche giorno prima sul New York Times. Una nobile gara per guastarci il divertimento. Bignami ricorda che Sandra Bullock – splendida e in gran forma – sotto la tuta dovrebbe portare il pannolone, non il completino di biancheria spaziale lanciato da Sigourney Weaver in “Alien”. Mr Massimino, che sullo Hubble Space Telescope ha lavorato – giusto dove Cuarón ambienta l'avventura - fa notare che l'ingegnera neofita e il veterano dello spazio compiono un'impresa impossibile. Come andare a nuoto dai Caraibi a Londra, dice uno. Come se la zia ottantenne scalasse l'Everest a piedi nudi, suggerisce l'altro per non essere da meno. Non ancora soddisfatti, entrambi parlano della bellezza delle aurole boreali e di Michelangelo Antonioni. Dando il colpo di grazia a un bellissimo film. Documentari sullo spazio profondo ne esistono tanti, mai degnati di uno sguardo. “Gravity” si fa guardare con gran piacere, e qualche unghia smangiucchiata se avete il vizio. Rispetta la regola che il produttore Samuel Goldwyn voleva fosse applicata nelle pellicole in costume: “Nulla è peggio di un film storicamente corretto ma noioso”. Siccome “Gravity” non è noioso mai, impareremo i rudimenti di astrofisica e di astronautica un'altra volta. Le immagini fornite dalla NASA sono splendide, in 3D rendono benissimo, gli effetti speciali sono costati un anno di lavoro. Ma siamo più interessati a sapere se Sandra Bullock accetterà il secondo consiglio di George Clooney (al primo fa spallucce, beccandosi una tempesta di detriti). In compagnia dell'uomo sulla luna Buzz Aldrin, che a vedere “Gravity” si è molto divertito.