BEFORE MIDNIGHT

Mariarosa Mancuso

    L'americano Jesse e la francese Céline si erano conosciuti 18 anni fa su un treno diretto a Vienna. Da studenti avevano passato una notte insieme, lasciandosi al mattino con la promessa di rivedersi (il film diretto da Richard Linklater era intitolato “Prima dell'alba”). Si erano incontrati di nuovo a Parigi: Jesse aveva scritto un romanzo, Céline si era riconosciuta nella protagonista, facendo ciao con la manina dopo la presentazione in libreria. Altra lunga camminata con conversazione (e qualcosa di più) per le strade di Parigi. Il secondo film sulla coppia, con Julie Delpy e Ethan Hawke sempre diretti da Richard Linklater, uscì nel 2003 con il titolo “Prima del tramonto”. “Before Midnight” – nel frattempo siamo diventati tutti anglofoni – aggiunge un terzo capitolo alla storia tra Jesse e Céline. Il migliore: con il passare degli anni è scomparso l'antipatico tono “vedo gente, faccio cose, cambierò il mondo, diventerò un artista” che affliggeva i precedenti. Siamo in Grecia, Jesse accompagna all'aeroporto il figlio che rientra a Chicago e raggiunge Céline che lo aspetta in macchina. Ma allora finalmente si sono messi insieme? Sicuro, e hanno anche due gemelle. Non è spoiler, succede nei primi cinque minuti, e tutto il resto del parlatissimo film colmerà sapientemente i buchi. I due attori hanno collaborato alla sceneggiatura, mettendoci molta vita vissuta. Si sente soprattutto la mano – e la perfidia, in materia di sesso e altre faccende coniugali – di Julie Delpy, francese trasferita a Los Angeles che nel frattempo ha avviato una sua linea di film molto autobiografici, dove dirige e recita. Il primo, “Due giorni a Parigi”, raccontava un americano in visita alla Ville Lumière, sconvolto dal numero di ex con cui la fidanzata francese era in più che amichevoli rapporti. Anche il secondo – “Due giorni a New York” – si spera esca, prima o poi – era sullo scontro culturale tra yankee e mangiarane. Il vero padre di Julie Delpy, attore di teatro, era la quintessenza del francese visto dagli americani: poco pulito, molestatore di donne, amante del burro e delle frattaglie. Bisogna vedere con che aria schifata Julie Delpy dice, in questo film, “io non volevo venirci, in Grecia, mangiano feta e olio d'oliva”. E a Ethan Hawke, durante una lite: “Ora so perché Sylvia Plath ha infilato la testa nel tostapane”. “Nel forno” precisa lui con puntiglio da scrittore, ma è chiaro che ha perso.