LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE
Va alla festa di carnevale mascherato da Giulio Andreotti, occhiali e orecchie a punta ritagliate nella gommapiuma. Lo scambiano per il gobbo di Notre Dame. Capita al ragazzino Arturo, affascinato da un Presidente del Consiglio che in televisione racconta di aver chiesto la mano di sua moglie al Cimitero del Verano (dettaglio autobiografico che ai critici stranieri ammiratori del “Divo” di Paolo Sorrentino sembrò la fantasia di un geniale sceneggiatore). Arturo si strugge per Flora, la biondina del primo banco. Le regala ogni giorno un bombolone palermitano (iris con ricotta e cioccolato, il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa era stato chiaro nella diagnosi: “anche i nostri dolci son desideri di morte”). Lei gli preferisce un altro, ma per non perdersi nulla accetta l'appuntamento al cimitero. La mafia si mette di mezzo: Flora abita vicino al giudice Rocco Chinnici, l'attentato scombina i piani. Per il suo debutto al cinema Pierfrancesco Diliberto – in televisione Pif (prima tra le Iene, poi su Mtv con “Il testimone”) – sceglie il grottesco palermitano e mafioso. Registro difficile, c'è sempre il pericolo di sconfinare nel macchiettismo, eppure molto ben tenuto fino a metà del film. Fa eccezione la brutta e stiracchiata sequenza “spermatozoi in corsa verso l'ovulo da fecondare”. Arturo infatti, come il Tristram Shandy di Laurence Sterne, comincia a raccontare le circostanze del suo disturbato concepimento. Papà Shandy era stato distratto dall'inopportuna domanda della consorte che sul più bello gli aveva chiesto “ti sei ricordato di caricare la pendola?”. Qui gli spermatozoi vengono spaventati da un delitto di mafia. Entrano in scena Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella, e in un'ora e mezza seguiranno Boris Giuliano, il generale Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (anche lapidi e monumenti). Il ripasso funziona bene finché si intreccia con l'infanzia di Arturo: lo spettatore sa cosa stava succedendo e come sarebbe andata a finire, mentre il ragazzino crede al padre che sentenzia: “Non ti preoccupare, la mafia uccide solo d'estate”. Funziona meno con Arturo e Flora ormai cresciuti, durante la campagna elettorale di Salvo Lima. Abbandonato il registro grottesco, arriva il momento dell'orazione civile.
Il Foglio sportivo - in corpore sano