
PHILOMENA
Dovendo fare una classifica dei pianti cinematografici di questo Natale, preferiamo “Still Life” di Uberto Pasolini a “Philomena” di Stephen Frears. Alle lacrime, come al cuore, non si comanda. E abbiamo sempre in mente la frase di Alfred Hitchcock sulle donne che hanno il sesso stampato in faccia. Lui preferiva le Grace Kelly che dopo aver trattato con insolenza Cary Grant lo trascinavano senza (apparente) preavviso in camera da letto per uno spettacolo di pirotecnia. “Philomena” ha le lacrime scolpite sulla faccia di Judy Dench, già candidata ai Golden Globe come migliore attrice drammatica. Gareggerà anche il film, nella categoria “drama” - ai premi assegnati della stampa estera la comicità ha la sua corsia riservata – con gli sceneggiatori Steve Coogan e Jeff Pope. Oltre a Hitchcock, si affaccia il molesto grido del cinefilo fantozziano Guidobaldo Maria Riccardelli, vedi alla voce “l'occhio della madre” nella famigerata “Corazzata Potemkin”. Rimasta incinta giovanissima senza un marito, Philomena viene rinchiusa con il neonato in un convento irlandese. Vivono insieme per qualche anno, poi il figlio della colpa verrà dato in adozione. Da allora, e sono passati 50 anni, Philomena non ha mai smesso di cercarlo (senza peraltro vincere l'ostinazione delle suore che sembrano nascondere qualcosa). Infatti nascondono, e purtuttavia saranno perdonate. Non siamo in “Magdalene” di Peter Mullan, qui succedono cose che sconvolgono l'esistenza e nessuno porta rancore a nessuno. Il film di Stephen Frears, qui insolitamente tenero e sentimentale, è un meccanismo perfetto. Prevede anche una controfigura per lo spettatore che di piangere si vergogna. Libertà di lacrime anche per lui: se la storia vera di Philomena ha commosso il cinico Martin Sixsmith, corrispondente estero della BBC e collaboratore di Tony Blair poi caduto in disgrazia – potete farvi un piantino pure voi (per raddoppiare, c'è il libro uscito da Piemme). Insomma, ce la mettono tutta. Perfino cercando di distrarti con battute da strana coppia – Philomena ha una passione per i romanzi rosa e non è mai stata da nessuna parte, figuriamoci in America – onde colpire a tradimento. Ottima la sceneggiatura di Steve Coogan, che fa anche da spalla a Judy Dench. Troppa la glassa che ricopre ogni dettaglio.


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