CAPTAIN AMERICA – THE WINTER SOLDIER

Mariarosa Mancuso

    Cose che abbiamo imparato al nostro terzo film con Captain America, supereroe americano a stelle e strisce (“The First Avenger” raccontava la sua storia di ragazzino troppo gracile per essere arruolato durante la seconda guerra mondiale e il provvidenziale esperimento che lo trasformerà in un supersoldato; in “The Avengers” di Joss Whedon lo scongelano dopo 70 anni vissuti da ghiacciolo). Primo: Galileo era convinto che il grande libro della natura fosse scritto in caratteri matematici, qui i complottisti sono convinti che il mondo sia un libro digitale: basta saperlo leggere per mettere sotto torchio i nemici, sventando le minacce prima che diventino reali (Philip Dick e il film “Minority Report”, segnano la strada). Secondo: per quanto i superereroi e i supernemici possiedano armi micidiali, il combattimento decisivo si fa a testate come quando al mondo giravano i mammuth. Terzo: un giovanotto rimasto ibernato a lungo ha gravi carenze nella cultura pop: sul quadernino dei recuperi leggiamo “Nirvana, Star Trek, Star Wars, Vasco Rossi”. Chris Evans, che all'occasione ruba la tuta dal museo Smithsonian (dove conservano la cucina originale usata da Julia Child per i suoi pionieristici programmi tv), deve vedersela con una nave piena di ostaggi e con la morte di Nick Fury, capo dello SHIELD, in una trama piuttosto paranoica. Lo aiutano la Vedova Nera Scarlett Johansson – la sua controfigura soprattutto, tante sono le capriole e i calci tirati in aria – e un altro supereroe da non nominare per non guastare la sorpresa. Da solo, comunque, Captain America sa liberarsi da un manipolo di nemici che si illudono di trattenerlo in un ascensore. Antichi cattivi ricompaiono dentro vecchi computer impolverati – la scena più fascinosa, ché dopo un po' i combattimenti, per quanto ben coreografati, fanno l'effetto di un interminabile balletto bisognoso di tagli. Vecchie conoscenze – per chi conosce il fumetto - riappaiono sotto nuovi travestimenti. La guerra fredda non sembra affatto finita, il dilemma è tra sicurezza e leggi liberticide. “Puntano una pistola alla tempia di ogni cittadino del pianeta e la chiamano protezione” spiega Captain America, che da patriottico eroe (per questo sfotticchiato dalla controcultura anni 70) ora ha accenti libertari, e i nemici li scova più vicini a Washington.