
OCULUS
Lo specchio è maledetto. Anche di rara bruttezza, con la sua spessa cornice di legno scuro. Non porta male quando si rompe, per farlo servirebbero le picconate. L'orrendo manufatto goticheggiante pare abitato da una misteriosa presenza che fa morire le piante e ululare i cani. Quanto agli umani, non se ne salva uno da parecchi secoli: chi lo possiede finisce malamente, nella vasca da bagno o vittima di altri incidenti domestici. Qualsiasi persona sana di mente, capita la mala parata, si disferebbe dello specchio all'istante. Non in un film dell'orrore: l'eroina dai capelli rossi fa di tutto per ricuperarlo, pur conoscendone gli influssi malefici. Il conto delle vittime, quando il film inizia, è giù abbastanza pesante: i due genitori dell'eroina morti tragicamente, il fratello dell'eroina accusato di averli uccisi. Per questo è appena uscito dal manicomio, dove lo hanno convinto che gli specchi servono solo a riflettere le immagini e non c'è nulla di simile a una casa stregata. L'impavida ragazza dai capelli rossi organizza una trappola ai danni dello specchio. Telecamere dappertutto, cibo e acqua (qualcuna delle vittime precedenti è morta disidratata), un cagnetto da sacrificare (o almeno così sembra), un fidanzato che a intervalli regolari telefona per sapere se sei viva, un'àncora pesantissima che dovrebbe frantumare lo specchio incantato, non prima che abbia confessato i suoi misfatti (la governa un timer, da ricaricare ogni mezz'ora; vederla fa pensare a “Il pozzo e il pendolo” di Edgar Allan Poe). La trama è originale quanto basta. I battibecchi tra cultori della psicoanalisi e cultori del soprannaturale sono sempre divertenti, a partire da “Il bacio della pantera” di Jacques Tourneur, anno 1942. “Non ti posso baciare perché divento una pantera e ti sbrano”, dice la bella paziente Irina, che arriva dall'est Europa. Lo strizzacervelli insiste, la bacia e finisce sbranato sul divanetto. “Oculus” perde la bussola quando comincia a saltabeccare ossessivamente tra i presente e il passato, tra il rimosso infantile e la voglia di riscatto, tra una mamma rabbiosa e un padre distratto. Mentre i poliziotti dicono ai bimbi: “Se volete aiuto, fate chiamare dai genitori”.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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